Che il tema della tratta degli esseri umani fosse un argomento estremamente delicato da affrontare in ambito politico, bene o male lo si sapeva. E la conferma è arrivata in occasione dell’evento dal titolo “Vite Libere”, organizzato dal MoVimento 5 Stelle nella serata di venerdì 5 dicembre, presso la sala consiliare del Comune di Castel Volturno. Cittadina casertana che da decenni è costretta a fare i conti con l’universo di problematiche che ruotano attorno alla questione immigrazione, e con essa della tratta degli esseri umani. Basti pensare alla prostituzione. Tema da sempre al centro delle cronache del Litorale Domitio e che negli ultimi anni ha trovato proprio a Castel Volturno, col progetto “MadeIn CastelVolturno – Vestiamo la libertà”, un vero e proprio baluardo nell’ambito dell’impegno per la sottrazione delle ragazze africane al mercato del sesso. Un progetto che attraverso la sartoria sociale “Casa di Alice” e la guida di Anna Cecere, responsabile della sartoria, persegue non senza difficoltà quell’integrazione di cui avrebbe bisogno questo territorio. Obiettivo, come precisato dalla stessa Anna Cecere, che ha nella creazione di opportunità di lavoro la risposta fondamentale ai bisogni di persone il cui destino altrimenti è quello di diventare inevitabilmente schiavi al servizio della criminalità organizzata. Nel dibattito condotto dalla deputata napoletana del MoVimento 5 Stelle, Vega Colonnese, promotrice dell’evento, il tema della prostituzione è stato centrale anche nell’intervento di Fabiana Dadone, deputata piemontese del M5S che nel racconto del suo impegno nell’assistenza alle ragazze finite nel business del sesso a pagamento, ha dipinto un quadro desolante di come il proprio lavoro parlamentare si è scontrato spesso con le posizioni di una politica che per non scuotere l’elettorato preferisce tenersi alla larga da argomenti ritenuti scottanti. Alle difficoltà del lavoro politico condotto dalla Dadone come prima firmataria dell’interpellanza presentata al Governo lo scorso 4 settembre, si affiancano quelle delle associazioni costrette spesso ad operare nel silenzio poiché, come rivelato da Danilo Tuccillo della cooperativa sociale “La Locomotiva” operante tra Napoli e Marcianise, quando si riesce a strappare persone al mercato della prostituzione, ad esempio, c’è bisogno di sostenere al meglio le opportune condizioni di protezione di queste persone, in assenza delle quali aumenta sensibilmente il pericolo di ritorsioni da parte di una criminalità che si è vista sottrarre un capitale. Altro aspetto trattato nel corso della serata è quello legato alla corretta informazione che non poche volte, su vicende di questo tipo, è stata sacrificata sull’altare del pregiudizio. Come quando il caso di una ragazza rom vittima di abusi sessuali è stato raccontato come la storia in cui una ragazza, semplicemente perché rom, è l’adescatrice dell’esecutore dell’abuso, che viene così trasformato in una sorta di vittima. In buona sostanza quindi, l’analisi è la presa in carico di fenomeni come quello della tratta, sempre più spesso sinonimo di schiavitù, sfruttamento e criminalità, doverosi per una società degna di questo nome, merita un’attenzione ben diversa da quella che di questi tempi potrebbe riservargli un Salvini qualunque, e che dovrebbe porre nella garanzia delle minime condizione di decoro da offrire a queste persone, vittime fondamentalmente dell’emarginazione, il primo passo per poter cominciare a ragionare seriamente di queste vicende. Anche per non ritrovarsi scandali come quello della mafia romana.
Vincenzo Viglione