Sono stati depositati presso l’ufficio elettorale del Comune di Aversa, per essere messi a disposizione dei cittadini, i moduli per la raccolta delle firme per l’indizione di un referendum popolare per l’uscita dell’Italia dall’euro. Gli interessati, residenti ad Aversa, potranno recarsi presso i locali della casa comunale durante gli orari di ufficio muniti di un documento di riconoscimento. L’iniziativa, successiva alla presentazione alla Corte di Cassazione della proposta di legge di iniziativa popolare, è solo il secondo passo per giungere entro la fine del 2015 al referendum. L’obiettivo è di raccogliere entro 6 mesi, in tutta Italia, almeno 50.000 firme. “La posizione del Movimento 5 Stelle è ormai conosciuta – spiegano i grillini – vogliamo riprenderci la nostra sovranità monetaria e non sottostare a quella europea”. Le motivazioni di tale presa di posizione si basano su criteri quanto mai oggettivi: basti pensare, per esempio, che dal 1997 sono più che triplicati i disoccupati in Italia, che con l’euro ogni ora falliscono due imprese e la produzione industriale nazionale è scesa del 25% (mentre quella della Germania è aumentata del 26%). L’uscita dall’euro consentirà a quelle poche aziende che sono ancora rimaste di nostra proprietà, di essere molto più competitive nelle esportazioni; l’euro, infatti, ha trasformato l’Italia in terra di conquista, i gruppi stranieri hanno speso circa 55 miliardi per comprarsi i marchi italiani più prestigiosi. La speranza del M5S normanno è che siano in molti a recarsi presso gli uffici comunali, o presso i gazebo che spesso gli attivisti aversani svolgono nei week-end, a firmare e svolgere così il proprio dovere di cittadini attivi. Gli attivisti aversani saranno inoltre impegnati Venerdì 20 dalle 9.00 alle 13.00, in piazza Bernini ad Aversa, per un gazebo informativo sull’abolizione di Equitalia (proposta di legge del Movimento 5 Stelle). Fin dalla prima campagna elettorale il M5S ha cercato di mettere in evidenza le falle del “sistema” Equitalia, era infatti luglio del 2014 quando la Camera ha bocciato la proposta di legge che prevedeva l’abolizione dell’ente trasferendo all’Agenzia delle Entrate le funzioni di riscossione di tasse e crediti pubblici. I motivi? Costi di struttura esorbitanti, profitti sulle tasse degli italiani, condizioni di riscossione molto spesso disumani con i deboli e morbide per gli evasori”.