Questa mattina ad Aversa si è svolto un incontro sull’Opg tra i relatori c’era anche Pasquale Fiorenzano, presidente provinciale dei Giovani Democratici di Caserta. Pubblichiamo il suo intervento integrale. “Quella di oggi è una grande opportunità. Pertanto confrontarsi su un tema così delicato e sensibile è o meglio dovrebbe essere per tutti e in particolar modo per i più giovani un grande stimolo. Ma anche una grandissima responsabilità, responsabilità di percepire nel modo giusto il tema e responsabilità nel superare l’incapacità che ha contraddistinto la classe dirigente del passato. Ringrazio davvero tanto per questo invito gli organizzatori. Il primo assunto da ribadire sempre con forza è che la chiusura degli Opg rappresenta una grande svolta di civiltà. Essi hanno rappresentato dei luoghi senza dignità umana dove i diritti sono letteralmente calpestati, e il fine , lo scopo, della rieducazione per poter poi reintegrare queste persone nel tessuto sociale è finito nel dimenticatoio. Basti pensare a tutti coloro che hanno una pena da scontare ma che semplicemente sono considerati ancora pericolosi per il tessuto sociale, insomma basti pensare a quel fenomeno degli “ergastoli bianchi”. La commissione d’inchiesta presieduta da Ignazio Marino ha spesso sottolineato casi al limite del paradossale, partendo da luoghi in cui i detenuti erano legati nudi ai letti, passando alla detenzione dal 1985 di uomo per il solo fatto che si vestisse da donna e venti anni dopo continuava a farlo. Emblematica è una sentenza della Corte Costituzionale che illustra proprio come la necessità di tutelare la collettività non debba mai poter giustificare misure tali da recare danni alla salute del detenuto malato , la cui permanenza nelle attuali opg aggrava la salute psichica dell’infermo. Addirittura la Ue ha bollato i nostri Opg come luoghi di tortura. La politica però non è stati mai realmente interessata a questa problematica. Forse perché produttiva di consenso elettorale, forse perché in gioco c’è un confine sottilissimo tra sicurezza e dignità umana che merita scelte legislative chiare. È innegabile la chiusura degli Opg rappresenta una conquista importante per quel movimento e per quell’area culturale che ancora guarda con grande attenzione alla Costituzione. Va sicuramente sottolineato il coraggio del Governo Renzi di applicare la legge nonostante i ritardi delle Regioni che rischiavano di condurci alla terza proroga alla chiusura degli Opg. Ma tutto ciò non basta e non può bastare. Con il trasferimento nel 2008 dal ministero di giustizia a quello della sanità , la cura degli internati si è scelto di equiparare la tutela degli uomini liberi a quella degli uomini in stato di detenzione cercando di rispettare la previsione costituzionale dell’articolo 32 che impone alla legge di non violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. Questo trasferimento in realtà non ha migliorato la situazione, anzi il problema della gestione è andato accentuandosi. Infatti a causa della scarsezza delle risorse le Regioni finiscono col sacrificare la salute dei detenuti e degli internati provocando una disparità di trattamento gravissima proprio alla luce dei dettami costituzionali prima citati. E’ inutile girarci attorno. È assolutamente evidente che la chiusura degli Opg vuol dire raccogliere due sfide: credere in una Sanità nuova, assicurare che le Regioni pongano in essere le misure idonee ed adeguate per far sì che le REMS siano non solo pronte ma soprattutto siano davvero degli istituti di cura e non dei piccoli istituti di detenzione. Tutto ciò vuol dire che la futura classe dirigente, il futuro parlamento regionale che andremo ad eleggere a Maggio avrà grandissimi responsabilità dovendo assicurare l’attuazione della legge nazionale. Legge nazionale che prevede un superamento graduale degli Opg, un superamento che avverrà appunto attraverso la predisposizione delle REMS da parte delle Regioni. Credo fermamente che la sfida da accogliere sia essenzialmente questa. Trasformare in realtà una legge che oggi è sulla carta bellissima. La vera sfida che come nuova classe dirigente dobbiamo sentire di intraprendere starà proprio nel favorire un passaggio graduale ma REALE, un adeguamento regionale che non duri 5 o 10 o 15 anni. E su questo senza voler essere demagogici in Campania siamo già in ritardo. Considerando i due anni di proroga che la legge ha subito saremmo dovuti essere già ben pronti, invece la situazione sulle REMS della Campania è ancora poco chiara e il destino dell’Opg di Aversa per forza di cosa rischia di esserlo ancor meno. Quando ho pensato all’intervento da tenere oggi ho pensato di dare essenzialmente grande rilievo alla questione umanistica dell’opg, considerando ogni discorso sul piano urbanistico e di riutilizzo della struttura di livello secondario. La città di Aversa è stata a mio avviso dormiente, disattenta al cospetto di questo “mostro culturale”, questa aberrazione del sistema giudiziario e questo forse a causa della scarsa conoscenza dell’istituto stesso. Spero che giornate come queste si possano ripetere e possano consentire la maturazione di un senso di responsabilità maggiore nei giovani . Ad essi, consentitemi a noi, la responsabilità attraverso la partecipazione di non essere più considerati come un aggettivo da spot elettorale e di mostrare la capacità di innovare per davvero i metodi decisionali”.