Il Gup del Tribunale di Napoli Nord ha condannato, per corruzione, a 2 anni e 4 mesi di carcere, Marisa Esposito, moglie dell’ex sottosegretario all’Economia del Pdl Nicola Cosentino. Condanne per lo stesso reato sono state inflitte anche agli altri due imputati, in particolare tre anni e due mesi a Giuseppe Esposito, fratello di Marisa, ex consigliere comunale a Trentola Ducenta, e a 4 anni e 8 mesi all’agente del carcere di Secondigliano Umberto Vitale. L’ex coordinatore regionale del Pdl, tuttora in carcere a Terni, è imputato nel medesimo procedimento ma ha scelto il rito ordinario che si sta tenendo davanti al Tribunale di Napoli Nord.

In sede di requisitoria il pm Paola Da Forno aveva chiesto 2 anni e 8 mesi per la Esposito, 4 anni e 8 mesi per il fratello e 5 anni e 4 mesi per l’agente. Vitale è accusato di aver favorito Cosentino durante la permanenza dell’ex politico nel penitenziario napoletano, introducendo generi alimentari, capi d’abbigliamento e altri beni in cambio di soldi e posti di lavoro; secondo la Dda di Napoli che avviò l’indagine – poi la competenza è passata alla Procura di Napoli Nord – sarebbe stato il cognato di Cosentino, Giuseppe Esposito (difeso dall’avvocato Mario Griffo), ad incontrare e a corrompere materialmente l’agente presso un distributore di benzina di Succivo. Ad inchiodare invece la moglie dell’ex politico, difesa dagli avvocati Stefano Montone e Agostino De Caro, una telefonata con il fratello intercettata dai carabinieri di Caserta che hanno eseguito le indagini. “Gliel’hai data la mazzetta che ti ho dato?” dice Marisa Esposito. In aula, l’imputata si è giustificata dicendo che, per “mazzetta”, intendeva i soldi da dare ai nipoti, come sarebbe emerso da un messaggio del giorno precedente. L’inchiesta partì dopo la prima scarcerazione di Cosentino nel novembre 2013; le utenze dell’ex politico erano già sotto controllo per un’altra indagine della Dda sull’azienda di carburanti di famiglia. Gli inquirenti scoprirono così un giro di favori concessi da Cosentino all’agente Umberto Vitale che in cambio lo favoriva in carcere.

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