“Verità per Giulio Regeni”. I consiglieri comunali della Federazione dei Moderati Giovanni Innocenti, Rosario Capasso e Paolo Santulli hanno presentato una richiesta per esporre, nella sala consiliare durante il prossimo Consiglio Comunale, uno striscione di colore giallo con la scritta “Verità per Giulio Regeni” aderendo così alla campagna di Amnesty International come già fatto da tantissimi enti locali.
Ecco il documento allegati alla richiesta:
Verità per Giulio Regeni
L’omicidio di Giulio Regeni è stato commesso in Egitto tra il gennaio e il febbraio 2016. Regeni era un dottorando italiano dell’Università di Cambridge; fu rapito il 25 gennaio 2016, giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir, e il suo corpo fu ritrovato il 3 febbraio successivo.
Le condizioni della sua salma, ritrovata vicino al Cairo in un fosso lungo l’autostrada Cairo-Alessandria, hanno evocato ipotesi di tortura eventualmente in connessione con i legami che Regeni aveva con il movimento sindacale che si oppone al governo del generale al-Sīsī. L’uccisione di Giulio Regeni è oggetto di dibattito politico specialmente in Italia e motivo di tensioni diplomatiche tra Italia ed Egitto.
La scomparsa: Il 25 gennaio 2016 la studentessa Noura Wahby, amica di Regeni conosciuta nel 2014 a Cambridge, denunciò sul proprio profilo Facebook la scomparsa del ricercatore il quale, qualche ora prima, doveva incontrare delle persone in piazza Tahrir per festeggiare il compleanno di un amico.
Il ritrovamento del corpo: Il corpo mutilato e mezzo nudo di Giulio Regeni fu trovato il 3 febbraio 2016 in un fosso lungo la strada del deserto Cairo-Alessandria, alla periferia del Cairo.
Il corpo recuperato mostrava segni compatibili con ipotesi di sottoposizione a tortura: contusioni e abrasioni in tutto corpo, come quelle tipicamente causate da un grave pestaggio, lividi estesi non incompatibili con lesioni da calci, pugni ed aggressione con un bastone. Si contarono più di due dozzine di fratture ossee, tra cui sette costole rotte, tutte le dita di mani e piedi, così come gambe, braccia e scapole; si riscontrarono coltellate multiple sul corpo, comprese le piante dei piedi, probabilmente inferte con un rompighiaccio o uno strumento simile ad un punteruolo. Vi erano inoltre numerosi tagli, su tutto il corpo, causati da uno strumento tagliente simile ad un rasoio.
Si sono altresì riscontrate estese bruciature di sigarette, nonché una bruciatura più grande tra le scapole e incisioni somiglianti a vere e proprie lettere; l’esame autoptico rivelava una emorragia cerebrale e una vertebra cervicale spezzata a seguito di torsione del collo che sarebbe la causa ultima della morte. Il funerale del ricercatore si è svolto il 12 febbraio.
Le indagini successive al crimine: Subito dopo il ritrovamento del cadavere, il generale Khaled Shalabi (direttore dell’amministrazione generale delle indagini di Giza) dichiarò che Regeni era stato vittima di un semplice incidente stradale, smentendo inoltre che vi fossero tracce di proiettili o accoltellamenti.In seguito la polizia egiziana sostenne che l’omicidio poteva essere avvenuto per motivi personali. Funzionari egiziani ed italiani hanno condotto autopsie separate sul corpo di Giulio Regeni.
La relazione ufficiale forense egiziana del 1º marzo 2016 attesta che il ricercatore italiano fu interrogato e torturato per un massimo di sette giorni a intervalli di 10-14 ore prima di essere infine ucciso, mentre i risultati dell’autopsia egiziana non sono ancora stati resi pubblici. L’uccisione sarebbe avvenuta circa 10 ore prima del ritrovamento del corpo.
Un rapporto di 300 pagine contenente i risultati dell’autopsia italiana è stato consegnato all’ufficio del pubblico ministero presso la Procura della Repubblica di Roma (competente per reati in danno di italiani all’estero) e smentisce precedenti indiscrezioni su segni di scosse elettriche somministrate ai genitali di Regeni.
Le accuse al governo egiziano: I servizi di sicurezza del governo di Abd al-Fattah al-Sisi sono fortemente sospettati di coinvolgimento nella sua uccisione, potendo nutrire le ragioni di un eventuale movente nell’attività di ricerca di Regeni[. La polizia del Cairo aveva già svolto indagini sul ragazzo nei giorni 7, 8 e 9 gennaio su esposto del Capo del sindacato dei venditori ambulanti.
Le reazioni della comunità internazionale: La sempre più evidente tortura e l’uccisione di Giulio Regeni hanno suscitato attenzione anche in altri paesi, con, fra l’altro, la protesta di oltre 4.600 accademici che hanno firmato una petizione per chiedere un’inchiesta sulla sua morte e sulle numerose sparizioni che si verificano in Egitto ogni mese.
Il 24 febbraio 2016 Amnesty International Italia ha lanciato la campagna Verità per Giulio Regeni (in inglese: Truth about Giulio Regeni) ed è stata lanciata anche una petizione online sul portale Change.org a cui hanno aderito più di 100.000 sostenitori.
Il 10 marzo 2016 il Parlamento europeo a Strasburgo ha approvato una proposta di risoluzione che ha condannato la tortura e l’uccisione di Giulio Regeni e le continue violazioni dei diritti umani del governo di al-Sisi in Egitto. La risoluzione è stata approvata con ampia maggioranza.
Il 20 settembre 2016 l’ambasciatore del Regno Unito in Italia, Jill Morris, ha ribadito l’aiuto del governo britannico alle autorità italiane nel fare emergere la verità sull’uccisione del giovane.