Il capo di gabinetto Pietro Ostuni ”chiedeva di accelerare le pratiche per il rilascio” di Ruby il 27 maggio 2010, la notte in cui la giovane marocchina venne trattenuta in questura . E’ quanto afferma nell’aula del processo sul caso Ruby a carico di Silvio Berlusconi, l’agente Marco Landolfi, uno dei poliziotti che tra il 27 e il 28 maggio dell’anno scorso si occuparono della minorenne.

Landolfi ha riferito che quando gia’ si trovava negli uffici di via Fatebenefratelli per le pratica di fotosegnalazione della minorenne, il commissario capo Giorgia Iafrate lo chiamo’ per dirgli che la ragazza non doveva ”essere fotosegnalata” ma bensi’ ”lasciata andare”. E questo perche’ aveva telefonato Pietro Ostuni che a sua volta era stato contattato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri che indicava la ragazza come la nipote dell’allora presidente egiziano Mubarak. Quella sera, ha proseguito Landolfi, prima di avvisare il pm minorile Annamaria Fiorillo, ”la dottoressa Iafrate riceveva in continuazione telefonate da Ostuni che chiedeva di accelerare le pratiche del rilascio poiche’ alla Presidenza del Consiglio aveva gia’ detto che era stata rilasciata”, mentre invece la giovane era ancora negli uffici per gli accertamenti. ”La dottoressa Iafrate era molto agitata – ha precisato Landolfi – e andava avanti e indietro, si alzava per andare verso la ragazza… Il questore non fu avvisato di quanto stava accadendo”.

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