Prima li hanno bastonati poi li hanno gettati, ancora vivi, in mare aperto causandone la morte, il tutto agendo “per motivi abietti e con crudelta’”.
Sono dure le parole usate dai magistrati della Procura di Agrigento che hanno firmato il provvedimento di fermo per i sei scafisti arrestati oggi nell’ambito dell’inchiesta per la morte dei 25 profughi trovati cadaveri all’interno della stiva del barcone approdato a Lampedusa nella notte tra domenica e lunedi’. Tutti i sei scafisti sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, per avere condotto il barcone a Lampedusa, e del reato di morte come conseguenza di altro delitto, per il decesso dei 25 profughi morti asfissiati nella pancia del barone. In particolare due dei sei scafisti Mohamed Nuur Ibrahim, 23 anni e Mohamed Moussa 19 anni, sono accusati di avere picchiato “ferocemente al capo con un bastone di legno” due profughi che avevano tentato di salire dalla stiva sul ponte per prendere una boccata d’ossigeno. Le due vittime sono Paul Uche e Mandela Muru. I due sarebbero stati gettati in mare aperto dopo essere stati bastonati, proprio come raccontato in questi giorni da alcuni dei testimoni ascoltati dagli uomini della squadra mobile di Agrigento che stanno conducendo le indagini coordinate dalla Procura di Agrigento. I sei scafisti fermati sono Ibrahin Nuur Mohamed, somalo, 24 anni, Mohamed Moussa, somalo, 20 anni, Idris Yoonis, somalo, 25 anni, Mohamed Abdi Karim, somalo 25 anni, Mohamed Ramadan, siriano, 56 anni e Amin Handa, marocchino, 24 anni. Gli accusati di omicidio sono Ibrahim Mohamed e Mohamed Moussa. Il primo, si legge nel provvedimento di fermo, ”ha picchiato ferocemente al capo con un bastone di legno, Paul Uche e l’ha gettato in mare uccidendolo”. Il secondo ha massacrato a bastonate Mandela Muru (il secondo migrante ammazzato) e poi l’ha buttato in acqua. I provvedimenti sono stati emessi dai pm Andrea Bianchi e Giacomo Forte ,del dipartimento delitti contro l’immigrazione coordinato dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo. Le indagini sono state svolte dalla Squadra Mobile della Questura di Agrigento – diretta dal vicedirigente Carlo Pagano – e dal personale del Servizio Centrale Operativo.