Il primo applauso napoletano il maestro Nicola Luisotti, toscano, 50 anni, direttamente dall’Opera di San Francisco a direttore musicale del Teatro di San Carlo di Napoli, in America una vera e propria star, lo riceve dalla sua nuova orchestra e dal suo coro, in una sala prove gremita di pubblico e autorita’.

”La legge 100 e’ sbagliata – ha detto il maestro -, gli artisti delle Fondazioni devono poter andare a suonare a Berlino, Londra, Vienna, a Santa Cecilia, e non certo al matrimonio della cugina, fa parte della loro qualificazione professionale. Io vi auguro di poterlo fare”. Di sicuro, al netto dell’apprezzato attacco alla discussa normativa (che attualmente vieta ‘tutte le prestazioni di lavoro autonomo rese dal personale dipendente’) Luisotti, che debuttera’ il 21 marzo con i Masnadieri di Verdi regia di Gabriele Lavia, ha gia’ conquistato la Napoli dei melomani e non solo. ”Il San Carlo e’ una istituzione leggendaria. Entro qui come quando da bambino feci la prima comunione – racconta lui entusiasta – Sin dai primi giorni di lavoro ho potuto conoscere artisti straordinari. Credo che la musica possa contribuire a cambiare questa citta’ ed anche un’Italia sventrata dalla crisi economica. Qui ho trovato grande disciplina e voglia di rappresentare la parte migliore di Napoli”. Dopo Maurizio Benini il Massimo partenopeo sceglie un nome di grande richiamo per il rilancio internazionale del lirico piu’ antico d’Europa. Scelta azzeccata se la nomina di Luisotti, proposta dal Sovrintendente Rosanna Purchia e passata all’unanimita’ bi-partisan del cda, ha gia’ portato il San Carlo sulle pagine della stampa specializzata di tutto il mondo. ”Si’, la notizia ha avuto grande eco – racconta Luisotti – ma il merito e’ di un teatro che come La Scala rappresenta l’Italia nel mondo”. Dopo un pensiero a Riccardo Muti, nume sancarliano, Luisotti emoziona l’uditorio con il suo ‘senso’ della vita: ”Siamo stati chiamati da bambini, come missionari della musica, invece di giocare al pallone rimanevamo chiusi nella nostra stanza a suonare. Viviamo per la musica e non sappiamo fare altro. La musica e’ come una partita di calcio, avviene, non e’ ripetibile. E’ come l’amore, si fa solo quando si ha voglia”. Applaude in prima fila Gabriele Lavia: ”Per me e’ come un fratello minore, e’ la persona con cui ho lavorato di piu’ da Mozart, ad Attila, a Salome’ ed ora Masnadieri, opera difficilissima. Ma con questi artisti sara’ un trionfo”.

 

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