Svolta nella battaglia legale tra il Comune di Sant’Arpino e l’imprenditore Santolo D’Ambra. L’ottava sezione del Tar della Campania ha dato ragione nel merito all’ente locale sull’improcedibilità della Scia per l’agibilità delle unità abitative del comparto di via della Libertà. Si tratta di un centinaio di alloggi, inclusi quelli destinanti all’housing sociale. In prima istanza i giudici amministrativi avevano accolto la richiesta di sospensiva del costruttore in quanto “il provvedimento di improcedibilità di cui si discute appare adottato impropriamente oltre il termine di legge e senza le dovute garanzie procedimentali”. Nella medesima ordinanza, peraltro, si è precisato che “ove ne ricorrano le condizioni, il Comune può adottare i provvedimenti di cui all’art. 19 co. 4 L. 241/1990”. L’amministrazione ha quindi proceduto ad annullare la Scia ai sensi dell’art. 19 co. 4 della L. 241/1990. “Tale provvedimento, impugnato autonomamente dalla parte ricorrente, – rimarcano i magistrati del Tar – integra il superamento del provvedimento impugnato, da ritenersi, ormai, privo di qualsivoglia efficacia”. Alla luce di ciò il “Collegio non può che dichiarare l’improcedibilità del ricorso” con la compensazione delle spese legali. Il Comune, difeso dal valente avvocato Luca Tozzi, si aggiudica un round importante della vertenza giudiziaria avviata da D’Ambra. L’Utc nell’aprile dell’anno scorso ha diffidato l’imprenditore “dall’utilizzo delle unità abitative in questione e/o l’alienazione delle stesse, dichiarandone l’inagibilità”. In pratica le case non potevano né essere abitate né essere vendute. C’è di più. Il responsabile dell’area tecnica Vito Buonomo ordinò anche “l’inutilizzo immediato delle parti comuni soggette ad autorizzazione da parte del comando provinciale vigili del fuoco e degli impianti di sollevamento (ascensori) nonché di ogni altro atto preordinato, connesso e/o collegato”. Che succederà ora? Il Comune potrebbe procedere al sequestro dei circa 100 immobili e chiedere la restituzione di quelli destinati ad housing sociale. La determina dirigenziale è chiara e perentoria: D’Ambra non può utilizzare le unità abitative né tanto meno può vederle. L’ente locale ha quindi l’obbligo di vigilare su eventuali irregolarità. Nello stesso provvedimento Buonomo infatti intimò ai residenti di provvedere al pagamento di 464 euro per “occupazione di immobile in assenza del certificato di agibilità”. Il round decisivo si terra davanti al Consiglio di Stato. L’imprenditore spera di ribaltare la decisione in seconda istanza. È molto improbabile. A patto che il Comune di Sant’Arpino si costituisca in giudizio con lo stesso avvocato del primo grado. Tozzi conosce bene la questione avendola trattata dall’inizio. Un legale diverso avrebbe non poche difficoltà a trovare il bandolo della matassa. A meno che qualcuno non voglia giocare a Tressette a perdere tutelando gli interessi del privato e non quelli della collettività. Una piccola annotazione a margine. L’ex assessore Salvatore Lettera, che su questa vicenda ha ingaggiato una battaglia di legalità, ha avuto ancora una volta ragione. C’è del marcio in Danimarca. E c’è chi ha lucrato su un affare milionario. Si mettano l’anima in pace gli scribacchini con la lingua sporca dei piedi dei potenti.

Mario De Michele

LA SENTENZA DEL TAR

LA DETERMINA DELL’UTC

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