Da facce e pose l’intelligenza media sembra molto al di sotto della media. Ma la prima impressione spesso è sbagliata. Passando in rassegna i volti dei partecipanti alla rimpatriata da “Morsi e Rimorsi” ad Aversa si scorgono visi notissimi. Carte conosciute della politica di Orta di Atella. Tutti sorridenti. La fisiognomica non è una scienza, a volte però sintetizza in modo impietoso le capacità cognitive delle persone. Si sa, le foto dicono di più di tante parole (in basso). Basterebbe ripubblicarle per non perdere tempo a scrivere. In questo caso la statura dei personaggi impone una riflessione. Riflettere sul nulla non è facile. È un lavorio filosofico impegnativo. Pure Sarte, autore di “L’essere e il nulla”, andrebbe esistenzialmente in difficoltà. Anche sul piano politologico l’impresa è ardua. Attorno al tavolo c’era di tutto e di più. La cosa migliore la pizza, non c’è dubbio. Tra i commensali individui che si sono amati, poi odiati, riamati e riodiati. La rodiatura è un trattamento superficiale. Ridà splendore a un gioiello ma l’usura del tempo è implacabile. Quel tempo che ad Orta di Atella è dimostrazione fattuale della teoria nietzschiana dell’eterno ritorno del presente, dell’eguale. Purtroppo per gli ortesi non c’erano “oltreuomini” a brandire le posate, ad alzare calici per brindare chissà a che cosa poi. Forse alla faccia dei cittadini. Quelli gabbati per anni. Quelli impantanati nel degrado per colpa di una classe dirigente incapace di dirigere finanche le macchinine telecomandate. Invece l’esercito dei “telecomandati” è sempre folto. Serra le fila quando si tratta di conquistare altre terre. Stipula alleanze stupefacenti. Una sostanza di uso e abuso quotidiano per qualche convitato. Rispetto a taluni commensali i funghi velenosi sono innocui. Non sono controindicati nemmeno ai bambini. Quello che stupefà e lascia obnubilati è la compartecipazione. Il ritorno al passato che si fa presente per riproporsi in futuro. Andrea Villano e Gianfranco Piccirillo ricordano i fasti della F.A.G.G. Costruzioni Generali. Tonino Russo rimanda ai condoni per ripulire la sporcizia degli anni del cemento. Antonio Santillo riporta alla memoria Ermanno Guido. Il mutismo di Vincenzo Moccia si rimescola con l’eloquio, forbito in pubblico e concreto in privato, di Rocco Russo. Il pragmatismo sfrenato tiene in piedi il filo nero tessuto da Nando D’Ambrosio e Giuseppe Massaro. I conti cifrati riconducono a Salvatore Del Prete “Magò”, uomo buono per tutte le stagioni, sopravvissuto, nessuno si spiega come, agli tsunami che hanno spazzato via intere amministrazioni comunali. A proposito, è stato visto stringere la mano ad Angelo Brancaccio davanti al Bar Pagano. Lui ha teso la mano all’ex sindaco che non gliel’ha negata. L’ex primo cittadino ha poi confidato ai suoi che avrebbe volentieri preferito concedere al suo ex delfino un caloroso sputo in volto. Non mancherà occasione. Alla “pizzata” ha preso parte ovviamente Gianfranco Arena. Noto viveur ortese che lo scorso fine anno ha organizzato un brindisi con tanto di telecamere. Più che un viveur è un parvenu. Poi c’era Pasquale Lamberti, nulla quaestio. Sorprendente quanto inspiegabile la gradita partecipazione dell’ex deputato Giovanni Russo e del vero capo dell’opposizione uscente Eduardo Indaco. Quest’ultimo va condannato all’ergastolo già solo per la faccia immortalata nella foto. Sembra un ebete. Ma, come detto, l’apparenza inganna. Indaco non è uno sprovveduto. Impelagarsi nella “grande coalizione” sarebbe molto peggio dell’ergastolo. Sarebbe una condanna a morte. In verità nel suo caso vale il motto: “Giorgio se ne vuole andare e il vescovo lo vuole cacciare”. Non si sarà accordo politico. Idem per Giovanni Russo. L’ex onorevole di Fratelli d’Italia non è tipo da suicidio. Ha già detto “preferisco vivere”, richiamando un famoso spot contro l’Aids. Sicuramente ci è sfuggito qualcuno. Poco conta. Resterà negli annali atellani la presenza del dem(ocristiano) Gianfranco Piccirillo. Una fotografia nella fotografia. Altro che Oliviero Toscani. L’uomo dei tradimenti continua a brucare in cerca di ghiande. Negli anni della cementificazione della città sedeva alla destra del Padre, che lo ha fatto abbuffare come una scrofa. Piccirillo lo ha rinnegato al primo canto del gallo. Aspettare il terzo era troppo. Ha ingannato Nicola Caputo che gli ha dato da bere e da mangiare. E infine ha abbandonato Gennaro Oliviero. Lo stesso che lo ha fatto campare per anni. Ecco, le foto dicono più di tante parole. L’altra sera per molti sarà l’ultima cena. Mai location fu più azzeccata: “Morsi e Rimorsi”. Da azzannare c’è la solita preda: Orta di Atella.

Mario De Michele

LA CREME DE LA CREME DELLA POLITICA ORTESE


LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui