Ora è la chiesa nel centro del villaggio. Rudy Garcia arriva a Napoli con una curiosa inversione di marcia. Arrivò alla Roma nel 2013 lasciando nel 2016 i giallorossi che accolsero Luciano Spalletti. Arriva a Napoli nel 2023 prendendo il posto dell’allenatore di Certaldo reduce dalla vittoria del Scudetto. Destini incrociati, perché la Roma era appena tornata dalla più amara delle sconfitte, quella del 26 maggio 2013 contro la Lazio nella finale di Coppa Italia, insomma un contesto totalmente diverso rispetto a questa estate, quando il Napoli si era appena laureato campione dell’Italia. Portare Garcia in Serie A per la prima volta lo era Walter Sabatini che ha avuto l’intuizione con questo allenatore che solo un paio di stagioni prima (campionato 2010-11) aveva vinto il titolo di Ligue 1 alla guida della Lilla. Garcia è stato accolto a Roma come una seconda scelta e nella diffidenza generale. La massima considerazione che ha avuto per un video diventato virale in cui si esibiva con una chitarra nell’interpretazione di “El Porompompero” di Manolo Escobar. A proposito di strumenti musicali, Rudi Garcia è ricordato in Serie A per il gesto di violino. L’ha fatto il tecnico francese in una gara contro la Juventus dopo un gol subito viziato da un presunto fallo “Eravamo in vantaggio, poi gol della Juve. È stato un gesto istintivo, ho sempre difeso le società dove ho allenato. In quel caso non potrei sopportare un’ingiustizia, una grande ingiustizia”, ha detto. Alle spalle della Juve ha chiuso due volte su due in Serie A: sempre secondo nella classifica finale. Tutti a Roma lo ricordano per aver fatto cambiare le panchine all’Olimpico, cioè aveva fatto spostare quella della Roma sul lato sud, quindi più vicino alla curva occupata dai tifosi giallorossi. Al Maradona non avrà questo problema, perché entrambe le curve da stadio spingono allo stesso modo. Ma quella scelta conferma il suo grande attaccamento ai tifosi, alla gente. Garcia è uno a cui piace far giocare bene le sue squadre: su cui basa la sua idea di calcio 4-2-3-1, che ha mostrato nelle sue più svariate esperienze in giro per l’Europa e non solo. Ma ha spesso organizzato le sue squadre con il 4-3-3, modulo con cui il Napoli vinse lo scudetto. Quando era alla Roma chiedeva spesso agli esterni di scambiarsi fascia, chissà se farà la stessa cosa anche in azzurro spostando Kvara a destra. Le partenze a razzo sono il suo marchio di fabbrica. La stagione 2013-14, iniziò infiammando la Serie A con una striscia record di 10 vittorie consecutive, tesoretto purtroppo inutile per provare a scalzare la Juventus nella corsa allo scudetto finale. Al netto di Totti, ovviamente, ci sono stati due uomini chiave del suo gioco: Strootman “la lavatrice” in mezzo al campo e Gervinho “la freccia” sulla fascia. Gli uomini giusti per gestire il pallone e colpire velocemente in ripartenza. A Napoli troverai Lobokta come regista e Osimhen come velocista. La Roma per Garcia ha rappresentato anche il palcoscenico del cuore visto che è stato nella Capitale che lo ha conosciuto Francesca Brienza. Durante la stagione 2014-2015, il tecnico francese ha postato una foto al Colosseo in compagnia di quello che all’epoca era un giornalista di Roma TV e che ora è il suo compagno. Dopo la Serie A è tornato in Ligue 1 con Marsiglia e Lione (con cui ha eliminato la Juventus in Champions League nel 2020), prima di trasferirsi in Arabia Saudita dove ha allenato Al-Nassr Di Cristiano Ronaldo per la mezza stagione 2022-2023. Lì ha conosciuto anche il colombiano Ospina, ex portiere azzurro, al quale ha sicuramente chiesto qualche informazione sul Napoli e sul Napoli. Da oggi dovrà cominciare a pensare in “napoletano” e non dovrebbe essere difficile per lui. Perché Rudy Garcia è abituato ad ambientarsi velocemente ea farsi voler bene, parlando la lingua dei “suoi” nuovi e intrattenendo con un calcio concreto e sempre pronto a guardare avanti. Già una volta è partito con lo scetticismo di molti ed è rimasto sorpreso: nessuna missione è impossibile per lui.

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