A giugno il tasso d’inflazione nell’Eurozona si è attestato al 2,5%, in lieve calo rispetto al 2,6% di maggio. Questa l’indicazione fornita dalla stima flash di Eurostat. Lo scorso maggio il tasso di disoccupazione nell’Eurozona è stato del 6,4%, lo stesso livello registrato ad aprile e leggermente inferiore al 6,5% del maggio 2023. Anche nell’insieme dei 27 Paesi Ue il tasso di disoccupazione è rimasto invariato rispetto ad aprile a quota 6%. Lo ha reso noto oggi Eurostat. La disoccupazione giovanile è rimasta a maggio al 14,2% nell’Eurozona (come era ad aprile) ed è passata dal 14,5 al 14,4% nell’insieme dei 27 Paesi Ue. In Italia gli under 25 senza lavoro sono risultati essere a maggio il 20,5% rispetto al 20,4 di aprile e al 20,3 di marzo, mentre a febbraio 2024 erano il 22,4%. A maggio, dopo tre mesi di crescita, l’occupazione registra un calo dello 0,1%, (pari a -17mila unità) rispetto al mese precedente. Nel confronto annuo, il numero di occupati supera quello di maggio 2023 del 2,0% (+462mila unità). Lo indica l’Istat diffondendo la stima su occupati e disoccupati. Su base mensile, il tasso di occupazione scende al 62,2%. A maggio, su base mensile, il tasso di disoccupazione è stabile al 6,8%, quello giovanile sale al 20,5% (+0,1 punti). Lo indica l’Istat diffondendo la stima mensile su occupati e disoccupati. Il tasso di inattività sale al 33,1% (+0,1 punti). Nel primo trimestre dell’anno, la pressione fiscale è stata pari al 37,1%, in aumento di 0,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Lo indica l’Istat, aggiungendo che migliora l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil che è stato pari al -8,8% (-11,6% nello stesso trimestre del 2023). Il saldo primario (ovvero l’indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato negativo, con un’incidenza sul Pil del -5,3% (-8,5% nel primo trimestre del 2023). Nel primo trimestre dell’anno, il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto rispetto al trimestre precedente del 3,3%, lievemente frenato dall’aumento dei prezzi al consumo (+0,2% la variazione congiunturale del deflatore implicito dei consumi delle famiglie). Lo indica l’Istat, aggiungendo che prosegue anche la ripresa della propensione al risparmio delle famiglie, che aveva toccato il suo minimo storico nell’ultimo trimestre del 2022: nei primi tre mesi del 2024 è aumentata di 2,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, attestandosi al 9,5%. “Nonostante alcune battute di arresto nei trimestri precedenti, il potere d’acquisto delle famiglie prosegue il percorso di ripresa che, grazie al rallentamento della dinamica dei prezzi, era cominciato nel primo trimestre dello scorso anno”, commenta l’Istat. Sempre nel primo trimestre dell’anno, in termini nominali, il reddito disponibile delle famiglie è aumentato del 3,5% rispetto al trimestre precedente, mentre la spesa per consumi finali è cresciuta dello 0,5%. Le società non-finanziarie, invece, “sperimentano una dinamica opposta, con la quinta flessione consecutiva della quota di profitto, dopo il picco osservato nell’ultimo trimestre del 2022”, evidenzia l’Istituto. La quota di profitto delle società non finanziarie, stimata al 42,7%, è diminuita di 1,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il tasso di investimento delle società non finanziarie è aumentato di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, attestandosi al 20,5%.