I primi risultati del decreto carceri si avranno “entro due o tre mesi”. Ma non basta: il ministero della Giustizia lavora anche ad altre misure per risolvere le emergenze negli istituti penitenziari italiani e tra queste spunta un provvedimento ad hoc per ridurre i suicidi in cella e l’ipotesi della concessione di misure alternative, come i domiciliari o l’affidamento in prova, per quei detenuti condannati che devono scontare pene residue entro un anno, per combattere il sovraffollamento delle strutture. A via Arenula (e non solo) l’impegno è dunque su più fronti: in attesa della nomina di un commissario straordinario, che avrà il compito di attuare in tempi brevi il piano nazionale di interventi per l’aumento di posti detentivi, l’obiettivo a breve termine è permettere al decreto approvato lo scorso luglio di entrare a regime. “Stiamo lavorando per diminuire la popolazione carceraria: far scontare la pena ai detenuti tossicodipendenti presso le comunità”, spiega Nordio, secondo il quale “entro i prossimi due o tre mesi cominceremo a vedere dei risultati”. Il ministro ha anche annunciato l’intenzione di illustrare ulteriori progetti al capo dello Stato: appuntamento che finora non avrebbe ancora una data. Sul tema dei tempi di detenzione ed eventuali sconti, il dibattito è aperto anche nella maggioranza, dove non mancano i distinguo. “Non è nelle corde del cuore del governo una misura che, essendo un colpo di spugna, vanifica e frustra non solo e non tanto le esigenze di sicurezza, quanto e soprattutto la funzione rieducativa della pena”, ribadisce il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, che sottolinea invece i 255 milioni di edilizia penitenziaria sbloccati in venti mesi dal governo per recuperare 7mila dei 10mila posti mancanti e lo stanziamento di “somme mai viste” nel trattamento del detenuto, “avendo completamente saturato le piante organiche degli educatori”. In Parlamento ci sono invece una serie di proposte, come quella del deputato di Italia Viva, Roberto Giachetti, che prevede la modifica del sistema di detrazione di pena per la liberazione anticipata dei detenuti, appoggiata da Forza Italia ma che al momento non trova tutti i suoi alleati d’accordo. Uno dei propositi già annunciati dal Guardasigilli, il quale si è comunque sempre detto contrario a qualunque forma di scarcerazione lineare o amnistia mascherata, è la modifica delle norme sulla carcerazione preventiva. Ma altre novità potrebbero arrivare riguardo all’esecuzione esterna della pena: dopo l’incontro di una settimana fa del ministro con il Garante dei detenuti e gli stessi responsabili regionali, non si esclude l’ipotesi di istituire misure alternative al carcere – tra cui i domiciliari o l’affidamento in prova – per quei detenuti condannati per reati non ostativi, i quali devono scontare pene residue entro un anno. Secondo i calcoli, la misura porterebbe ad un abbassamento di svariate migliaia di posti negli istituti (sono ottomila le persone in questa condizione). Il nodo da sciogliere è però soprattutto burocratico e tra le proposte dei Garanti ci sarebbe quella di utilizzare gli impiegati che lavorano agli uffici matricole delle carceri (i cosiddetti ‘matricolisti’) per eseguire i conteggi delle pene residue, agevolando il lavoro degli uffici giudiziari. È invece già su carta uno studio specifico contro i suicidi negli istituti, alla luce dei numeri allarmanti del 2024. Le persone detenute che dall’inizio di quest’anno si sono tolte la vita in carcere sono 63, secondo i numeri del Garante (per i sindacati le cifre sono più alte) a fronte dei 44 suicidi dello scorso anno. L’ultimo episodio è avvenuto a ferragosto nel carcere di Parma e a morire è stato un detenuto in attesa di giudizio. Sul fenomeno a via Arenula è atteso un report, che i tecnici del ministero stanno stilando a seguito di un’attenta analisi: si tratta di un rapporto scientifico con un piano di prevenzione, che indicherà come intervenire sui fattori di rischio per azioni precise sulla base delle risultanze di quello studio. Dall’opposizione però si moltiplicano gli attacchi, come quello del leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che bolla il decreto carcere come “fuffa”.

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