Separazione delle carriere, stretta sulla durata delle intercettazioni, massimo 45 giorni, e sul sequestro degli smartphone, ritorno all’antica prescrizione berlusconiana, ma anche la nuova idea di Forza Italia di approfittare della legge Cartabia sui criteri di priorità dell’azione penale. Si discuterà di tutto questo – con l’idea di fissare un calendario stringente del lavoro parlamentare dei prossimi mesi – in una riunione che il Guardasigilli Carlo Nordio ha fissato per domani con le due commissioni Giustizia di Camera e Senato. Ci saranno, ovviamente, i tre sottosegretari, il forzista Francesco Paolo Sisto, il meloniano Andrea Delmastro Delle Vedove, il leghista Andrea Ostellari, i presidenti delle due commissioni, Giulia Bongiorno per il Senato e Ciro Maschio per la Camera, nonché i vice, ma anche i capigruppo d’aula e quelli delle due commissioni. Un parterre volutamente allargato per una strategia parlamentare che, come ha chiesto la premier Giorgia Meloni a Nordio, dev’essere molto stringente. Si apre dunque una stagione tra Montecitorio e palazzo Madama in cui la giustizia diventa protagonista di approvazioni rapide, in modo da “passare dalle parole ai fatti”, secondo lo slogan che corre tra palazzo Chigi e via Arenula. Proprio perché – è il ragionamento politico sottostante – molti warning sulla giustizia sono stati lanciati, molti provvedimenti, anche di iniziativa parlamentare, sono stati approvati da un ramo del Parlamento, ma allo stato l’unico disegno di legge davvero dirompente “portato a casa” è quello sull’abuso d’ufficio, neppure quella sul sorteggio temperato dei componenti laici cui dovrà sottostare anche il Parlamento.

La separazione delle carriere
E vediamo allora quali sono le misure sulla giustizia che, da domani, sono oggetto di una “procedura di massima accelerazione”. Sulla separazione delle carriere l’intento è già scoperto, dare il via libera entro dicembre alla prima delle quattro letture, poiché si tratta di legge costituzionale, per ottenere quella successiva al Senato prima dell’estate. Ma c’è chi ipotizza anche che, con ritmi davvero rapidi, si potrebbe ottenere sia il voto del Senato che quello ulteriore della Camera, per chiudere in autunno con la quarta votazione. E poi la sfida di un eventuale referendum “costituzionale” senza quorum sollecitato o da cinque Regioni oppure da 500mila elettori, o ancora da un quinto dei componenti di una Camera. Proprio per questo la maggioranza non ha presentato alcun emendamento alla proposta Nordio.

I criteri di priorità dell’azione penale
Dulcis in fundo una stretta sui criteri dell’azione penale, un altro cavallo di battaglia di Forza Italia. Giusto Pierantonio Zanettin, parlando con alcuni colleghi, ha ipotizzato di lanciare una nuova proposta per attuare le previsioni della stessa Cartabia nella sua legge sull’ordinamento giudiziario. Nella separazione delle carriere Nordio non ha previsto il passaggio dall’obbligatorietà alla discrezionalità dell’azione penale, ma un “ritocco” sui criteri che il Parlamento, una volta all’anno, detta alla magistratura, con legge ordinaria, potrebbe già cambiare le regole.

Il bavaglio di Costa sulle ordinanze
E infine il “bavaglio” alla stampa. Cioè il divieto di pubblicare integralmente o per stralci le ordinanze di custodia cautelare. La legge sulle intercettazioni di Orlando del 2017 lo consentiva, il bavaglio ideato e proposto da Enrico Costa lo vieta. Le due commissioni parlamentari hanno appena chiesto di ampliare la regola anche a tutti gli atti della fase preliminare, come decreti di sequestro o di perquisizione, nonché di prevedere multe per il giornalista che pubblica (eliminando i 30 giorni di arresto) e per l’azienda editoriale. A questo punto il governo che fa? Il 10 dicembre scade il tempo che la delega gli concede. E la parola definitiva passa a Nordio e alla maggioranza. Che certo non si lasceranno scappare proprio di questi tempi la chance del bavaglio.

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