Dopo Carlo Malinconico, si dimette un altro esponente del governo Monti. Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Zoppini lascia l’incarico a via Arenula dopo aver ricevuto dalla procura di Verbania un avviso di garanzia e un invito a presentarsi all’autorità giudiziaria nell’ambito di un’inchiesta sulla società Giacomini,

azienda leader nella produzione di rubinetti e impianti di raffreddamento con oltre mille dipendenti e sedi in diverse parti del mondo. L’accusa nei confronti dell’ormai ex sottosegretario è pesante e riguarda la sua attività di avvocato, precedente alla nomina al ministero: concorso in frode fiscale e dichiarazione fraudolenta. Secondo l’ipotesi dei magistrati piemontesi, attraverso la sua attività di consulenza, Zoppini avrebbe aiutato i titolari della Giacomini a realizzare una frode fiscale internazionale. E, proprio per questa consulenza, avrebbe ottenuto compensi in denaro, in nero e su conti esteri. Proprio ieri c’é stata una svolta nell’inchiesta: i fratelli Corrado ed Elena Giacomini, titolari dell’azienda, sono stati arrestati nelle rispettive abitazioni di Orta San Giulio e San Maurizio, sede della ‘Giacomini’. “Sono emersi gravi e reiterati reati di frode fiscale – hanno affermato gli inquirenti dopo gli arresti – con trasferimento e riciclaggio di ingenti somme di denaro all’estero, che hanno disvelato un collaudato sistema di frode e ripulitura del denaro”. Indagando su questi aspetti, che avrebbero portato gli uomini della Guardia di Finanza ad effettuare perquisizioni anche in Marocco e Lussemburgo, gli inquirenti si sarebbero imbattuti in una sorta di contabilità ‘parallela’ della Giacomini. Documenti extracontabili trovati nel corso di una verifica fiscale nella sede della società a San Maurizio d’Opaglio che hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di Zoppini. “Ho piena fiducia nell’operato della magistratura – ha detto l’ex sottosegretario confermando l’avviso di garanzia – e ritengo di poter chiarire ogni aspetto che mi riguarda” in relazione “a vicende delle quali mi sono occupato professionalmente anni fa”. “Ritengo però – ha aggiunto – che la situazione che si è creata sia oggettivamente incompatibile con la funzione di sottosegretario al ministero della Giustizia”.

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