Sindacati uniti in piazza per chiedere un’inversione di rotta, una “nuova agenda” politica ed economica su lavoro, crescita, welfare (esodati in testa) e fisco (a partire dalla riduzione delle tasse su lavoratori dipendenti e pensionati). Rivendicazioni su più fronti per uscire davvero – dicono Cgil, Cisl e Uil – dalla crisi.
Perché – sostengono – anche le riforme in campo, quella del lavoro compresa, non danno le risposte necessarie. Il governo respinge le accuse ed il premier Mario Monti spinge proprio sul ddl lavoro: “Devo arrivare al Consiglio europeo con la legge sul mercato del lavoro altrimenti l’Italia perde punti. Mi scuso per questo appello unificato alle Camere”, dice parlando a ‘Repubblica delle idee’: “Credo – aggiunge – che presto verrà rivalutata anche da coloro che, pur avendola confezionata partecipando alle consultazioni, ora la criticano”. Gli replica la Cgil: “Aumenterà conflitto sociale e incertezza persone”. I sindacati, però, si dicono convinti che l’uscita dalla crisi sia possibile attraverso un’unica via: basta annunci (e “bugie”), il governo deve agire. “Di annunci si può anche morire”, avverte il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, parlando dal palco in piazza del Popolo a Roma, dopo il corteo che attraversa il centro della capitale. “Siamo 200 mila”, dicono gli stessi organizzatori. E, in coro, i leader di Cgil, Cisl e Uil avvisano il governo Monti: “Risposte” e “nuova agenda subito” o “torneremo presto in piazza”. A scandire l’ultimatum sono tutti e tre, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti. Le loro parole sono del tutto assonanti, perché – assicurano – “non ci rassegniamo”. “La verità è che chi ci governa non sta facendo tutto quello che è necessario e utile per far sì che questo Paese esca dalla crisi”, è l’affondo di Angeletti al “governo dei tecnici, dei professori” che, invece, “deve fare”: “A forza di annunci sulla crescita, su piani faraonici, siamo precipitati nella recessione”. Di annunci ne abbiamo “sentiti troppi in questi mesi”, attacca Camusso: il punto è che “non servono cose roboanti, servono cose concrete”. Bonanni accusa il governo anche di aver messo da parte la concertazione: “Senza confronto, senza concertazione le lobby fanno quello che vogliono e i poteri forti e le loro forme di giornali e tv fanno oscuramento delle emergenze sociali” Ma, assicura, “faremo resistenza a questo modo di procedere. Continueremo la nostra battaglia”. Il leader della Cisl chiede, quindi, dialogo ed equità. E al termine parla di manifestazione “grandiosa”, di fronte alla quale “il governo mediti e cambi spartito”.