Una nuova potente bomba si abbatte sul feroce conflitto in Siria, ma questa volta e’ di carattere diplomatico: Kofi Annan, ex segretario generale dell’Onu e premio Nobel per la pace, getta la spugna. Dopo cinque mesi di infruttuosi e frustranti trattative per mettere fine all’ incessante bagno di sangue siriano, ha oggi annunciato le sue dimissioni da inviato speciale di Nazioni Unite e Lega Araba. ”A causa dell’intransigenza del governo siriano e del continuo rifiuto di applicare il piano in sei punti.

Ma anche a causa della crescente militarizzazione della campagna dell’ opposizione. Il tutto aggravato dalle divisioni della comunit… internazionale”, ha spiegato in una conferenza stampa. E intanto la mattanza continua. Il bollettino di guerra che arriva dal campo e’ anche oggi drammatico, e mostra una nuova escalation, come ogni giorno, da oltre 17 mesi, in cui secondo varie fonti sono morte quasi 20 mila persone. I ribelli hanno riferito di aver registrato nelle ultime ore almeno 88 morti. Damasco intanto tace sul bilancio, ma esprime rammarico per le dimissioni di Annan. E espressioni di rammarico sono prontamente arrivate anche dalle capitali dei Grandi. Ma non sono mancate neanche le accuse. Le dimissioni di Annan, ha detto il portavoce della Casa Bianca Jay Carney, ”evidenziano la mancanza del sostegno di Russia e Cina in Consiglio di Sicurezza dell’Onu a risoluzioni significative nei confronti del presidente siriano Bashar al Assad, che lo avrebbero chiamato a rispondere del suo mancato rispetto del piano” in sei punti. In tal modo, ha detto, Russia e Cina si sono messe ”dalla parte sbagliata della storia”. Poco prima, da Londra, il presidente russo Vladimir Putin aveva affermato che ”in alcune aree” c’e’ convergenza di vedute tra Gran Bretagna e Russia, mentre il premier britannico David Cameron aveva detto che ”ci sono divergenze”, ma certo ”sia noi che loro (i russi) vogliamo vedere la fine del conflitto e una Siria stabile”. Il governo siriano ha invece accusato gli ”Stati che cercano di destabilizzare la Siria” di avere ”ostacolato” la missione di Annan, alludendo a Occidente, Turchia e Paesi del Golfo critici verso il regime di Assad. Il ministro degli esteri Giulio Terzi ha a sua volta sottolineato che le dimissioni di Annan confermano ”l’urgenza di aumentare la pressione da parte di tutti su Assad, affinch‚ lasci spazio ad una transizione politica”. Ma all’Onu le divisioni sono profonde. ”Le divisioni in Consiglio di Sicurezza sul futuro della missione di monitoraggio (Unsmis) sono enormi”, ha detto l’ambasciatore francese al Palazzo di Vetro Gerard Araud, presidente di turno dei Quindici. Come dire che la strada sara’ ancora lunga e tutta in salita, mentre nel mattatoio siriano si continua a morire. Il fronte piu’ violento continua ad essere ormai da una settimana nella citta’ di Aleppo, dove i ribelli hanno tra l’altro tentato un blitz contro l’aeroporto militare, ma sono stati respinti dall’aviazione. Ci sono poi rischi di ‘contagio’, con l’esercito governativo siriano che la notte scorsa ha aperto il fuoco con armi pesanti verso il territorio giordano, per la terza volta in una settimana. Allo stesso tempo, l’esercito turco ha effettuato oggi manovre militari nei pressi della frontiera con la Siria, per la seconda volta in 24 ore. Senza contare che, secondo quanto ha denunciato la Fao, tre milioni di siriani hanno bisogno urgente di cibo e aiuti. E mentre all’Onu a causa di divergenze persino in Assemblea generale e’ stato rinviato a domani il voto sulla bozza di risoluzione sulla crisi presentata dai Paesi arabi; Kofi Annan offre un filo di speranza, seppur velata da amara ironia: Pur sottolineando che la ”chiara assenza di unita’ nel Consiglio di sicurezza” dell’Onu ha ”cambiato fondamentalmente le circostanze per un efficace esercizio del mio ruolo…Il mondo e’ pieno di pazzi come me, e – ha detto – non ci sara’ da stupirsi se qualcuno accettera” di assumere l’incarico che lui ha appena lasciato. Ma su chi possa essere, al momento c’e’ il buio piu’ totale.

 

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