Nessun imbarazzo politico nonostante alcuni pentiti chiamino in causa anche Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri: il Pdl vuole la verità sulla presunta trattativa Stato-mafia e sulla cancellazione del 41 bis,il carcere duro, per circa 300 mafiosi proprio nei mesi a cavallo delle stragi di Capaci e via D’Amelio nel 1992. Il partito di Berlusconi chiede che venga istituita una commissione parlamentare d’inchiesta per chiarire,sotto il profilo politico,i lati oscuri della vicenda.

La scelta del Pdl non piace al Pd che boccia la proposta perché la giudica un doppione della inchiesta dell’Antimafia guidata da Beppe Pisanu. “Non è affatto chiaro il loro gioco, tutti vogliamo la verità e noi in particolare non abbiamo certi ‘eroi’, come Mangano, da difendere. Una nuova commissione di inchiesta sarebbe solo un duplicato. A meno che non si voglia un’arena di scontro politico”,dice Laura Garavini. La proposta del Pdl, che ha già raccolto una cinquantina di adesioni, nasce dall’ultima fiaccolata per la morte di Paolo Borselino,lo scorso 19 luglio. Pietro Cannella (primo firmatario),Massimo Corsaro,Giorgia Meloni e Pietro Laffranco indicano un’ unica strada: “é necessario fare chiarezza ed accertare i fatti e, se si dimostrasse che c’ée stata una trattativa,individuarne i responsabili”. Gli uomini del Pdl ricordano che nel ’92 fu il governo di centrosinistra a togliere il 41 bis a centinaia di mafiosi : ”poi è venuto l’esecutivo Berlusconi con le sue affermazioni nel campo della lotta alla mafia. E questi sono fatti”, ha chiosato polemicamente l’ex ministro Giorgia Meloni. L’ inchiesta, hanno spiegato i promotori nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio,non vuole però sovrapporsi a quella condotta da tempo dalla commissione antimafia: il suo ambito sarebbe più strettamente politico-istituzionale e riguarderebbe il comportamento degli organi dello Stato,in primis Presidente del Consiglio e ministri dell’epoca. La richiesta di istituire una commissione di inchiesta, ha spiegato la Meloni, nasce dalla esigenza di “cercare la verità su una stagione molto complessa della nostra storia repubblicana”. La chiave “politica-istituzionale” è quella principale. E’ necessario infatti – è scritto nella relazione che presenta il documento – “fare luce sulle vere responsabilità dei governi e degli esponenti dei primi anni Novanta. Alcuni protagonisti di quelle vicende sono venuti a mancare,ma ce ne sono altri che all’epoca erano al Viminale e a Palazzo Chigi e che hanno il dovere di dare un tributo alla verità, alla memoria di Paolo Borsellino e di tutti i martiri della lotta alla mafia”. Massimo Corsaro ha sottolineato che non si tratta ” di una iniziativa direttamente politica”:chiediamo,soprattutto per i giovani, “che sia fatto un importante e definitivo approfondimento affinché si possa togliere il più recondito dubbio che lo Stato abbia potuto abbassare la guardia o peggio venire a patto con chi ha realizzato quelle morti cruenti”. E la Meloni spiega che non vi è alcun imbarazzo,visti i riferimenti a Berlusconi presenti nelle inchieste:”mi sfugge percHé la mafia avrebbe dovuto scendere a patti con Berlusconi quando ancora non era in politica”. E’ su altri,dicono all’unisono, che si deve indagare: c’era qualcuno (Ciampi e Amato) che faceva il Presidente del Consiglio e qualcun altro (Scalfaro) che era Presidente della Repubblica.

 

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