Gli esodati fanno causa al ministero del Lavoro per danno morale. L’azione parte dallo studio legale bolognese Alleva, su mandato del comitato nazionale contributori volontari e verrà intentata ad un tribunale civile di Roma. E’ “un procedimento simbolico – dice l’avvocato Francesco Alleva che segue la questione con il padre Piergiovanni – ma non escludiamo di trovare un giudice che ci liquidi un risarcimento”. Contro la Riforma, verrà anche presentato un ricorso alla Corte Costituzionale. Si parte dal presupposto che possa essere riconosciuto un danno ‘da emozione’.
“Fin dall’inizio sul numero degli esodati é stato uno stillicidio di cifre”. Al ministero, guidato da Elsa Fornero, non viene contestato il diritto-dovere di governare, ma “come è stata gestita la comunicazione. Lo stesso ministro – prosegue il legale – dopo un braccio di ferro con l’Inps ha detto che avevano sbagliato i numeri”. Quindi la causa si baserà su “come è stato comunicato: ci sono persone che lo hanno vissuto molto male, alcuni hanno fatto anche brutti gesti”, fa notare Alleva. L’idea, ancora da precisare, è di fissare una quota di diecimila euro ad esodato: per duecento persone, due milioni. “Chi governa – prosegue – non può gestire la gente in maniera approssimativa, bisogna mettersi nei panni”. Probabilmente il procedimento su cui lo studio Alleva, specializzato in diritto del Lavoro, però punta maggiormente è l’impugnazione della Riforma Fornero sotto il profilo di legittimità costituzionale. “La soluzione alla questione esodati viola palesemente l’art. 338 della Costituzione”, spiega l’avvocato. Fino ad oggi “i sacrifici si sono sempre chiesti a persone che lavorano”, ad esempio allungando i tempi per andare in pensione. “Non era mai accaduto invece che si chiedessero a disoccupati”. Gli esodati, appunto, sono senza lavoro e “contribuiscono volontariamente per raggiungere la fatidica età della pensione”.