CASERTA – Si svolgerà venerdì 25 Gennaio 2013 – alle ore 11,00 – presso il Salone S. Augusto della Curia Vescovile di Caserta – la Conferenza stampa di presentazione dell’Iniziativa “Libera la Domenica”, promossa dalla Confesercenti, dalla Conferenza Episcopale Italiana e da Federstrade.

Prenderanno parte all’evento i vescovi e/o i reggenti delle 5 Diocesi presenti in Terra di Lavoro e quindi S. E. Mons. Pietro Farina con il vicario generale della diocesi di Caserta S. E. Mons. Antonio Pasquariello, S. E. Mons. Angelo Spinillo Arcivescovo della Diocesi di Aversa, S. E. Mons. Antonio Napoletano Vescovo della Diocesi di Sessa Aurunca, S. E. Mons. Valentino DI Cerbo Vescovo della Diocesi di Alife/Caiazzo e S. E. Mons. Pietro Piccirillo amministratore della Diocesi di Capua.

 

Per la Confesercenti Provinciale di Caserta sarà presente il presidente Maurizio Pollini, interverrà poi il direttore regionale della Confesercenti Campania Pasquale Giglio, modererà i lavori il Coordinatore Provinciale della Confesercenti Gennaro Ricciardi.

L’iniziativa consiste in una raccolta di firme della Confesercenti sul piano nazionale per promuovere la proposta di legge qui di seguito interamente riportata:

Proposta di legge di iniziativa popolare

Abrogazione dell’art. 3, comma 1, lett. d-bis), del DL n. 223/2006, recante “Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all’evasione fiscale”.

L’art. 31 del DL n. 201/2011, cosiddetto “decreto Salva Italia”, dal 1° gennaio 2012, ha liberalizzato definitivamente, senza eccezioni e in tutto il territorio nazionale, il regime degli orari degli esercizi commerciali (negozi – appartenenti al settore alimentare e non alimentare – di ogni dimensione, piccoli esercizi “di vicinato”, esercizi della media e grande distribuzione) e di somministrazione di alimenti e bevande (bar, ristoranti), superando il previgente principio generale dell’obbligo di chiusura domenicale e festiva e la regolamentazione degli orari giornalieri di apertura e chiusura.

Gli orari dei negozi e dei pubblici esercizi, in precedenza, erano disciplinati da norme statali e regionali che consentivano a tutti i Comuni di individuare i giorni (normalmente comprensivi delle domeniche e festività del mese di dicembre, nonché di ulteriori domeniche o festività nel corso degli altri mesi dell’anno) e le zone del territorio nei quali gli esercenti potessero scegliere se derogare o meno all’obbligo di chiusura domenicale e festiva e permettevano ai titolari degli esercizi aventi sede nei Comuni ad economia prevalentemente turistica e nelle città d’arte (o in alcune zone del territorio dei medesimi) di determinare liberamente, nei periodi dell’anno appositamente individuati, gli orari di apertura e di chiusura e derogare dall’obbligo di chiusura 
domenicale e festiva.

Il 13 marzo 2012, alla Camera, è stato proposto, ma purtroppo non approvato, un Ordine del giorno (9/4940-A/25.Bitonci, Bragantini) che avrebbe impegnato il Governo “a rivedere l’attuale disposizione in materia di liberalizzazioni, prevedendo, in ragione della stessa, la formulazione di una norma apposita e specifica, di concerto con le associazioni di categoria e gli enti locali, in grado di prevedere una graduale revisione del principio delle liberalizzazioni degli orari nel settore del commercio”, considerato che: la crisi economica internazionale, manifestatasi negli ultimi anni in tutti Paesi d’Europa, ha avuto gravi ripercussioni sull’intero sistema economico nazionale italiano, colpendo in particolar modo il settore del commercio, e quello della distribuzione medio-piccola in particolare, che da mesi manifesta ormai segnali evidenti di diminuzione del volume di fatturato; il 
settore del commercio è uno dei punti di forza dell’economia italiana, e per il flusso economico che ogni anno genera, e perché, nei piccoli centri storici, è parte integrante del tessuto urbano ed economico delle città italiane; l’art. 31 del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, della legge n. 214 del 2011, che prevede la liberalizzazione degli orari per 
gli esercizi commerciali, mette a grave rischio la sopravvivenza dei negozi al dettaglio, che rischiano di scomparire, soverchiati dagli operatori della grande distribuzione, i quali, a differenza dei piccoli negozi a conduzione famigliare, possono usufruire del turn-over del personale”.
In ogni caso, la teorica spinta ad una maggiore apertura del mercato non può negare l’esigenza del rispetto di valori etici appartenenti ad un patrimonio sociale comune, con riferimento al rispetto delle feste religiose e civili, al diritto al riposo dei lavoratori, alla partecipazione alla vita delle famiglie e della comunità. Bisogna dunque che il legislatore ammetta l’errore in cui è caduto provvedendo alla totale liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali con l’art. 31 del DLn. 201/2011 e, prima ancora, inserendo la disciplina degli orari all’interno dell’art. 3 del DL n. 223/2006, e così contemperandola come tematica di competenza statale perché attinente la concorrenza e la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale. In realtà la disciplina degli orari è da sempre stata considerata una materia strettamente collegata con le esigenze del territorio e, d’altronde, lo stesso decreto di riforma del commercio, il D. Lgs. n. 114/98, aveva attribuito a Regioni e Comuni la competenza a definire a livello locale 
la disciplina degli orari.

Da ciò l’esigenza, propugnata dalla presente proposta, di provvedere all’abrogazione dell’art. 3, comma 1, lett. d-bis), del DL n. 223/2006, come modificato dall’art. 31 del DL n. 201/2011, riconsegnando alle Regioni la competenza a regolamentare la disciplina degli orari nell’ambito della materia residuale del commercio e così consentendo il ripristino di una disciplina più equilibrata e rispondente alle realtà territoriali, a tutela delle società locali e del lavoro autonomo e dipendente.

Vendite del commercio al dettaglio delle piccole superfici dal 2008 ad oggi:
-8,6% (al netto inflazione: -19%)

Natimortalità delle imprese del commercio al dettaglio
dal 2008 ad oggi:
-85.000

Vendite del commercio al dettaglio delle piccole superfici
GENNAIO-AGOSTO 2012: -2,7%, al netto inflazione -4,6%

Natimortalità delle imprese del commercio al dettaglio
GENNAIO-SETTEMBRE 2012: -16.027 imprese
GENNAIO-SETTEMBRE 2011: -12.959 imprese
MANCANO 3.068 IMPRESE

REGIONE VENETO / UNIONCAMERE VENETO
Monitoraggio sulla liberalizzazione dell’orario dei negozi
Per il 70% degli operatori della GDO intervistati
l’aumento dei costi non sarà compensato
da un aumento delle vendite

Dall’inizio del 2012 solo il 3,5% dei consumatori intervistati
ha fatto sempre acquisti la domenica
(Ottobre 2012)

“Ci siamo adoperati – commenta il leader provinciale della Confesercenti Maurizio Pollini – per raccogliere le firme anche in Terra di Lavoro, dove è ingente la presenza della grandi strutture di vendita che stanno creando non poche difficoltà ai piccoli esercizi di vicinato che rappresentano la vita, il punto di riferimento nei centri storici dei nostri comuni e delle piccole frazioni della nostra provincia. Nell’insieme si tratta di un tessuto economico sociale interessante che contribuisce di per sé a creare anche indotto economico e turistico nel territorio. Nella nostra provincia è fondamentale tutelare il piccolo commercio che si affianca alle ricchezze e alle eccellenze, grazie a questa iniziativa potremo sviluppare un nuovo processo di promozione del turismo religioso nella nostra provincia. Ringrazio i Vescovi delle cinque diocesi che hanno aderito alla nostra iniziativa e ci consentono di svolgere una conferenza stampa unitaria in modo tale da poter lanciare ufficialmente la campagna su tutto il territorio di Terra di Lavoro”.

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