Alla fine hanno prevalso i no: i lavoratori dell’ospedale San Raffaele di Milano hanno bocciato l’accordo firmato da Rsu e azienda lo scorso 22 gennaio, presso il ministero del Lavoro, che consentiva di evitare il licenziamento di 244 lavoratori del comparto. I no hanno vinto con 1.365 voti (55%), mentre i si’ sono stati 1.110 (45%). E ora il rischio di licenziamento diventa sempre piu’ probabile. Lo spoglio delle 2.551 schede (su 3.008 aventi diritto, per un quorum dell’84%) si e’ concluso in tarda serata, dopo quattro giorni di voto.

Delusione e’ stata espressa dall’azienda, che si e’ detta ”rammaricata per l’esito negativo”, ma annuncia che ”l’azione di risanamento intrapresa continuera’ comunque per consentire il salvataggio e il rilancio del San Raffaele”. Soddisfatta del risultato invece una parte dei sindacati, come l’Usb, che aveva subito dato indicazione ai lavoratori di votare no. Ora si ”apre una fase impegnativa – commenta Pierluigi Previtali, delegato Usb Rsu – ma siamo pronti a sostenere sia la mobilitazione che le vertenze e il reddito dei colleghi, attraverso una cassa di resistenza e solidarieta’. La prossima tappa sara’ giovedi’ 31 a Roma, presso il Ministero del Lavoro dove, dopo la verbalizzazione dell’accordo chiediamo l’apertura di un tavolo di trattativa, perche’ si possa continuare a garantire i livelli occupazionali e salariali”. Un’ipotesi di difficile realizzazione, visto che probabilmente l’azienda il primo febbraio fara’ partire le lettere di licenziamento, come annunciato nei mesi scorsi in caso di fallimento della trattativa. L’accordo bocciato dai lavoratori prevedeva di evitare i licenziamenti, in cambio di una riduzione salariale temporale media del 9%, il passaggio al contratto della sanita’ privata Aiop da luglio, la revisione di tutti gli accordi sindacali, un piano di smaltimento ferie e l’ armonizzazione dei diritti di maternita’. Tuttavia, a non convincere parte dei sindacati era stato il rifiuto dell’azienda di mettere per iscritto che non avrebbe fatto altri licenziamenti, oltre al fatto che per i lavoratori senza molte voci accessorie nella retribuzione il taglio del 9% finiva per colpire le indennita’ del contratto nazionale. Per gli altri sindacati Cgil, Uil, Fials e Ugl invece, se l’accordo fosse stato approvato ci sarebbe stato un taglio inferiore delle retribuzioni, nessun licenziamento, il passaggio al contratto Aiop della sanita’ privata solo per la parte normativa e non economica e posticipate alcune disdette di accordi aziendali. ”Con il no oltre ai licenziamenti – rileva Pasquale Magro della Fials – si avra’ un taglio retributivo maggiore, il passaggio al contratto Aiop senza modifiche e la disdetta degli accordi”.

 

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