Il terrorismo ”e’ stato respinto”, ma la guerra ”non e’ ancora vinta”. La Francia rimarra’ in Mali per ”il tempo necessario”, almeno fino a quando i militari africani della Missione internazionale di sostegno(Misma) non prenderanno il testimone: questo il messaggio lanciato dal presidente Francois Hollande, che oggi e’ stato accolto in Mali da liberatore, in quella che ha definito ”la giornata piu’ importante” della sua carriera politica.

”Il terrorismo è stato respinto, cacciato, ma non ancora battuto” ha detto Hollande, nel corso di un attesissimo discorso a Bamako, dopo che in mattinata si era recato insieme al presidente ad interim, Dioncounda Traore, a Timbuctu, liberata dal giogo dei fondamentalisti islamici. ”Combattiamo in fraternita’, maliani, francesi, africani, perche’ io non dimentico chi venne (ad aiutarci) quando la Francia fu’ attaccata: venne l’Africa, venne il Mali. Grazie, grazie! Oggi paghiamo il nostro debito nei vostri confronti”, ha aggiunto Hollande, incassando l’ovazione della folla, in un riferimento ai militari africani che indossarono l’uniforme francese nelle due guerre mondiali, in Indocina o in Algeria. ”Ma la lotta – ha continuato il presidente – non e’ finita, i gruppi terroristi sono indeboliti, hanno subito pesanti perdite, ma non sono ancora scomparsi”. In Mali, Hollande – che respinge con forza l’idea che i soldati francesi rischino di rimanere impantanati nel Paese, come successe agli Usa in Iraq o in Afghanistan – era accompagnato dai ministri degli Esteri, Laurent Fabius, della Difesa, Jean-Yves Le Drian, e dello Sviluppo, Pascal Canfin, ma anche dalla direttrice generale dell’Unesco, Irina Bokova, che ha promesso la ricostruzione dei mausolei musulmani distrutti dai jihadisti a Timbuctu. Dall’11 gennaio, data di inizio delle operazioni militari, ”abbiamo gia’ compiuto molto lavoro, ma non e’ ancora completamente terminato. Ci vorra’ ancora qualche settimana, ma il nostro obiettivo e’ cedere il testimone”, aveva spiegato in mattinata Hollande, intervenendo a Timbuctu, dove ha visitato – insieme alla Bokova – l’antica moschea e il centro culturale dove vengono custoditi gli antichi manoscritti, che i fondamentalisti volevano dare alle fiamme. ”Non abbiamo la vocazione di restare: i nostri amici africani potranno fare il nostro stesso lavoro”, ha aggiunto il presidente, auspicando che il resto delle forze africane si dispieghi presto nel Paese, in modo da raggiungere 6.000 uomini in sostituzione dei francesi . Da parte sua, Traore’ ha ringraziato i militari di Parigi per la loro ”efficacia” e ”professionalita”. Un lavoro, ha spiegato, che ha consentito di liberare il nord del Mali, in preda da nove mesi ”alla barbarie e all’oscurantismo” degli integralisti. Questi ultimi si sono ora rifugiati nell’estremo nord del Paese e la Francia ha promesso che rimarra’ al fianco di Bamako per ”finire l’operazione”. Oggi, il presidente francese – che ha chiesto rispetto dei diritti umani ed esemplarita’ (”non si vince l’ingiustizia con un’altra ingiusitizia”), dopo che organizzazioni come Amnesty hanno denunciato alcuni gravi abusi da parte dei militari – ha ricevuto un’accoglienza trionfale. Migliaia di persone lo hanno acclamato a Bamako e Timbuctu, dove si sono viste sventolare bandiere del Mali e della Francia. Hollande, che sembra vivere uno stato di grazia dopo un difficile inizio all’Eliseo, ha anche ricevuto in dono un cammello, ”come segno di riconoscenza” della popolazione locale. ”Lo usero’ il piu’ possibile come mezzo di trasporto”, ha scherzato il presidente, suscitando l’ilarita’ degli interlocutori.

 

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