Da Milano a Bologna, da Perugia a Firenze, sarà sciopero dei lavoratori del commercio in molte città italiane per il prossimo 25 aprile e 1 maggio. Lo annuncia la Filcams Cgil che in occasione delle due giornate di festa, prosegue “la battaglia contro la totale liberalizzazione delle aperture domenicali e festività, autorizzata dal governo Monti attraverso il decreto Salva Italia”.

“La festa non si vende, si vive, è lo slogan che accompagnerà le tante manifestazioni in molte città” dice il sindacato. Manifestazioni sono previste in Umbria (Perugia e Terni), Toscana, Abruzzo, Veneto, ma anche Milano, Bologna, Ferrara, Piacenza, Modena, Lecco. “Dopo oltre 12 mesi dall’entrata in vigore del decreto Salva Italia e della deregolamentazione data dal sistema delle Liberalizzazioni il bilancio di quanto avvenuto nel settore, non può essere positivo – afferma la Filcams Cgil – le liberalizzazioni non hanno creato occupazione aggiuntiva nel settore, né ulteriore ricchezza per le aziende, non hanno prodotto miglioramenti per le condizioni di reddito e di vita delle lavoratrici e lavoratori”. “I dati ufficiali tra l’altro parlano di chiusura di migliaia di esercizi commerciali nel 2012 e nel primo trimestre del 2013; una concorrenza sempre più aspra a cui le piccole e medie strutture di vendita non riescono a far fronte rispetto alle Grandi catene commerciali che comunque stanno “soffrendo” davanti ad una crisi che acuisce i suoi effetti. Il versante che parla alle lavoratrici e lavoratori è ancora più drammatico dove nell’ultimo periodo si sono persi centinaia di posti di lavoro e continua il ricorso agli ammortizzatori sociali, dalla cassa integrazione al contratto di solidarietà , evidenzia il sindacato di categoria della Cgil. Tra l’altro il costo per sostenere il sempre aperto viene scaricato sulle lavoratrici e i lavoratori: “Per molti dipendenti – prosegue la Filcams – le aziende chiedono di rivedere le condizioni di riconoscimento economico, dalla contrattazione integrativa aziendale o territoriale, cercando di contenere il costo del lavoro e per quei lavoratori che hanno l’obbligo del lavoro domenicale c’é l’aggravante di non avere più la disponibilità di un giorno festivo durante l’anno”.

 

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