L’azione che ha portato all’omicidio della 15enne Sarah Scazzi, il pomeriggio del 26 agosto ad Avetrana, ”si era realizzata in un arco temporale non superiore ai dieci minuti, quando con assoluta certezza Sarah era in compagnia di Cosima e Sabrina.

Era quindi chiaro che lo strangolamento di Sarah era opera delle due donne”. Lo scrive la Procura della Repubblica del Tribunale di Taranto nella memoria di 71 pagine depositata all’udienza del Tribunale del Riesame del capoluogo jonico in corso da stamane. I giudici stanno esaminando il provvedimento della Corte di Cassazione che lo scorso 26 settembre ha annullato con rinvio due precedenti ordinanze, sempre del Tribunale del Riesame del 20 giugno e del 12 luglio scorsi relative agli arresti eseguiti il 26 maggio, di Sabrina Misseri e Cosima Serrano, accusate di concorso in omicidio, sequestro di persona e soppressione di cadavere. ”Sabrina – continua la Procura – con un movente forte ed in tal senso riconosciuto anche dalla Suprema Corte; Cosima, altrettanto, avendo condiviso quel movente di cui era perfettamente al corrente come emerge dall’interrogatorio del 6 ottobre 2010. Cosa questa che elimina il dubbio manifestato dalla Cassazione sulla conoscenza e condivisione del movente da parte di Cosima”. “Peraltro, come emerge dalla consulenza del professor Strada, – prosegue – la povera Sarah era stata uccisa senza opporre resistenza. Uno strangolamento solitario avrebbe consentito certamente alla vittima il pieno movimento di mani e piedi che nel caso di Sarah non vi era stato. Nessun segno di reazione. L’unica spiegazione possibile era che Sarah era stata bloccata da due persone. Una la teneva e l’altra la strangolava”.

 

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