CASERTA – E’ stato notificato in questi giorni dall’Avvocato Luigi Adinolfi di Caserta il ricorso al Tar Lazio che Il Comitato Emergenza Rifiuti, l’Associazione Caserta Bene Comune, il Circolo Legambiente di Caserta, l’Associazione Civitas E’ di Maddaloni insieme a diversi cittadini della zona hanno promosso contro la realizzazione dell’ormai famoso sito di stoccaggio per rifiuti pericolosi e non pericolosi da 87.000 tonnellate annue nell’area Lo Uttaro di Caserta. Grazie ad una straordinaria partecipazione popolare e alla disponibilità dell’Avvocato Adinolfi comitati e associazioni sono riusciti a raccogliere i fondi necessari per sostenere le ingenti spese per la presentazione del ricorso.

“Dopo l’esposto penale di qualche settimana fa – fanno sapere i promotori – un nuovo passo concreto per scongiurare l’apertura di un impianto privato insalubre (e per di più inutile per la corretta gestione dei rifiuti) in una zona, quella di Lo Uttaro, già devastata dalla presenza di diversi milioni di mc di rifiuti e da un inquinamento diffuso (in particolare dell’acqua di falda) che ha costretto i comuni di Caserta, San Nicola la strada e Maddaloni ad emanare ben tre ordinanze (tutt’ora vigenti) di divieto di prelievo dell’acqua dai pozzi e la Regione Campania, che già nel 2005 aveva inserito parte dell’area nel Piano Regionale di bonifica, a stanziare 15 milioni di euro per un progetto di bonifica ancora da realizzare, che l’entrata in funzione dell’impianto comprometterebbe definitivamente.  Anche in questa occasione, quindi, la società civile casertana sta dimostrando una straordinaria, concreta attenzione per il proprio territorio al contrario di alcuni amministratori locali che nascondono dietro annunci roboanti la nullità del loro agire. Ne è una riprova il fatto che, nonostante gli impegni pubblici assunti dal Sindaco di Caserta Pio Del Gaudio nel corso degli incontri avuti ormai più di un mese fa con i rappresentanti delle associazioni casertane a tutt’oggi nessun ricorso è stato presentato dal Comune di Caserta né, ci risulta, ci sia intenzione di presentarlo. Segno che dietro l’opposizione di facciata c’è una sostanziale acquiescenza alla realizzazione del sito. Eppure sono molteplici le illegittimità dell’autorizzazione regionale. Dalla errata localizzazione, in un area già inquinata che avrebbe richiesto quantomeno una preventiva caratterizzazione, all’assenza di importanti condizioni per il rilascio dei relativi provvedimenti autorizzativi. Elementi che giustificano la richiesta di revoca dell’autorizzazione che gli stessi comitati hanno presentato il 16 settembre scorso all’Assessore regionale all’ambiente Giovanni Romano e sulla quale non hanno avuto al momento alcuna risposta. Ora l’aspettativa è che la magistratura intervenga con rapidità per ripristinare la legalità violata altrimenti sarà necessario scendere in piazza”.

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