L’allarme pandemie o le improvvise emergenze sanitarie causate dai disastri ambientali o da gravi incidenti. Sono gli scenari in cui un’informazione trasparente, obiettiva e veloce, puo’ fare la differenza nella gestione dell’emergenza. E salvare delle vite. Con questo obiettivo all’universita’ Federico II di Napoli e’ aperto, fino al 30 marzo, il bando per il primo corso post laurea in ‘Comunicazione del rischio e delle catastrofi naturali e ambientali’.

“Prepareremo nuove figure professionali specializzate – spiega all’Adnkronos Salute Emanuele Perugini, giornalista scientifico e ideatore del corso – che abbiano sviluppato l’approccio critico e l’ autonomia di giudizio riguardo specifici settori scientifici e ne sappiano gestire la comunicazione. Per evitare – aggiunge – il ripetersi del ‘black out’ dell’informazione ai cittadini come accaduto, ad esempio, per il terremoto de L’Aquila o nel caso dell’aviaria”. “Al termine del percorso formativo – aggiunge Perugini – i partecipanti avranno appreso le competenze e la padronanza degli strumenti migliori per gestire professionalmente piani di comunicazione in grado di gestire e coordinare il flusso di notizie, avvisi e allarmi, che vengono prodotti istantaneamente anche dai nuovi media, dai blog ai social network”. Pratica su casi conosciuti, esercizi in aula e discussioni con esperti del settore: giornalisti, psicologi e scienziati. Sara’ questo l’aspetto formativo del corso, che secondo l’ideatore “dara’ gli strumenti indispensabili per valutare il rischio in caso di emergenze e comunicarlo nella maniera corretta. Ad esempio – avverte – molti medici padroneggiano male le tecniche di comunicazione. E cosi’ accade che ai mezzi d’informazione arrivi un messaggio diverso da quello che andava spiegato”. “Vogliamo mettere a disposizione degli operatori sanitari e non – sottolinea Perugini – le capacita’ di poter anche prevenire lo scenario che potra’ manifestarsi dopo una grave emergenza. Evidenziando i ‘target’ di una comunicazione veloce e trasparente”. “Inoltre – avverte il giornalista – questi esperti devono saper maneggiare i nuovi media. Perche’ oggi il pericolo di una pandemia potrebbe essere scoperto su Twitter, come gia’ accaduto con il colera ad Haiti. Insomma – prosegue – non come avviene spesso in Italia, un portavoce di un ministero che tampona le falle nella comunicazione intervenendo in ritardo con comunicato o altro. Ma un nuovo specialista – conclude – in grado di anticipare, perche’ ha accesso a fonti certe, anche il flusso di notizie e di coordinare in tempo reale la macchina dell’informazione alla popolazione”.

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui