L’Italia ogni 16 marzo ricorda il rapimento del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro da parte di un commando delle Brigate Rosse. Quarantasei anni fa, mentre in mattinata Moro si recava in parlamento – dove doveva essere presentato il governo di Giulio Andreotti – la sua auto, nel tragitto tra la casa dell’onorevole, alla Camera dei deputati – fu bloccata in via Mario Fani a Roma da un nucleo armato delle Brigate Rosse. In pochi minuti, sparando con armi automatiche, i brigatisti uccisero i due carabinieri a bordo dell’auto di Moro, Oreste Leonardi e Domenico Ricci e i tre poliziotti che viaggiavano sull’auto di scorta, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi poi sequestrarono l’onorevole. A partire della 9.45 una delegazione del Pd si recherà in via Fani per deporre una corona di fiori. Saranno presenti: Cecilia D’Elia, Paolo Ciani, Andrea Casu, Roberto Morassut, Filippo Sensi e Francesco Verducci. Quella del rapimento Moro è una tragedia ancora avvolta nell’ombra, nonostante siano stati celebrati 3 processi, si siano occupate del caso varie Commissioni parlamentari d’ inchiesta e si siano alternate accuse di depistaggi, cospirazioni e morte sospette. Lo scorso anno, la prima figlia dello statista, Maria Fida Moro, rivolgendosi al mondo della politica, in una lettera a La Nazione lamentava che al padre non era stato “ancora riconosciuto lo status” di “vittima del terrorismo”. Maria Fida non ci sarà all’anniversario del rapimento, è morta il 7 febbraio, all’età di 77 anni dopo aver trascorso la vita a cercare di far emergere tutta la verità sulla morte del padre.

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