La Direzione investigativa antimafia ha sequestrato beni per alla famiglia Roma, imprenditori considerati dagli inquirenti vicini al clan dei Casalesi. Il provvedimento, tra l’altro, riguarda un fabbricato intero in via Collodi a Trentola Dugenta di proprieta’ di una societa’ che fa capo al genero di Elio Roma, titolare di Rsg, impresa per il trattamento di compost finita nel mirino dei pm per sversamento illegale di rifiuti nelle campagne tra Trentola, Parete e Giugliano.

Per questo filone investigativo, Elio Roma, gia’ condannato e in carcere per disastro ambientale, mentre al figlio, il fratello e i generi sono a giudizio in corte d’Appello a Napoli. La misura emessa dalla sezione misure di Prevenzione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha esteso un sequestro preventivo gia’ effettuato; oltre al fabbricato, sequestro anche a titoli bancari e fondi di investimento intestati a Antonio Marino, marito della figlia di Elio Roma, e la sorella di questi, avvocato civilista. I beni sottoposti a sequestro di prevenzione ammontano a un valore complessivo di oltre 4 milioni di euro. Tra essi un’azienda attiva nel settore della vendita all’ingrosso di acqua e bevande, 16 fabbricati nel territorio della provincia di Caserta e 13 rapporti finanziari. Il provvedimento dei giudici rappresenta l’estensione di un analogo provvedimento, eseguito nel mese di giugno dello scorso anno, basato su una proposta avanzata dal direttore della Dia a carico dei fratelli Roma: Generoso (64enne), Raffaele (58 enne) ed Elio (60enne), nonche’ del figlio di quest’ultimo, Francesco (36 enne), tutti di Trentola Ducenta (Caserta). Secondo la Dia, i Roma ”sono risultati essere in rapporti di affari” con Gaetano Cerci – nipote del capo clan Francesco Bidognetti, soprannominato ‘Cicciotto e mezzanotte’ e gia’ condannato con sentenza irrevocabile per il reato associativo di tipo mafioso – e Cipriano Chianese, imprenditore attivo nel settore dei rifiuti di recente destinatario di analogo provvedimento di sequestro emesso sempre dalla magistratura sammaritana su impulso della Dia. La Dia sostiene che i Roma ”avevano il ruolo di intermediari, trasportatori, depositari e smaltitori dei rifiuti illecitamente conferiti nel territorio campano, nell’interesse patrimoniale del clan dei casalesi, generando una cospicua provvista finanziaria di origine, appunto, illecita e cio’ sia in virtu’ dell’accennata contiguita’ criminale che per la metodologia utilizzata per lo smaltimento stesso, sfociata in provvedimenti giudiziari di contrasto (con condanne per traffico illecito dei rifiuti e disastro ambientale)”. ”Gia’ in passato – dice la Dia – sono stati al centro di indagini relative a societa’ di compostaggio a loro riferibili, dalle quali e’ emerso che gli stessi recepivano fittiziamente concimi e compost per l’agricoltura ma in pratica, grazie anche ad alterazioni e alla formazione di falsi certificati di analisi di rifiuti, realizzavano lo smaltimento illecito di un’impressionante quantita’ di rifiuti pericolosi, caratterizzati dalla presenza di elementi fortemente inquinanti, che sono stati nel tempo assorbiti dall’ambiente cagionando la tossicita’ delle produzioni agricole coltivate nell’ampia zona d’interesse, con conseguente pericolo per la salute degli ignari consumatori”.

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