Alla sbarra 31 imputati, tra presunti elementi di vertice e gregari della malavita. Al via il maxi processo al clan Mallardo nell’aula bunker del carcere di Poggioreale. Nell’ambito dell’udienza preliminare sono stati 24 gli imputati che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato e attraverso i loro legali hanno presentato apposita istanza all’ufficio 34 del gip di Napoli: il prossimo 16 febbraio il giudice ascolterà le considerazioni della Procura (rappresentata dal sostituto procuratore Antonella Serio). Lunga la lista dei reati contestati, tutti aggravati dal metodo mafioso: estorsione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, false attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, favoreggiamento personale, fittizia intestazione di beni, impiego di denaro di illecita provenienza, autoriciclaggio, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Tra coloro che hanno chiesto di essere giudicati con il rito alternativo figura anche Michele Olimpio, ritenuto il reggente del clan ritenuto componente la cosiddetta Alleanza di Secondigliano insieme con i clan Contini e Licciardi. Istanza per l’abbreviato anche per la moglie del reggente, Lyudmylla Pylypenko (come il marito difesa dagli avvocati Celestino Gentile e Giuliano Russo), che secondo gli investigatori svolgeva il ruolo di «ufficiale di collegamento» tra il reggente in carcere e gli affiliati. Sei imputati hanno invece scelto di affrontare il dibattimento: si tratta di Antonio Cristiano, Angela D’Alterio, Anna e Luigi Micillo, Vincenzo Olimpio e l’ucraino Volodymyr Trybushuk (difeso dall’avvocato Fabrizio De Maio), accusato di avere impiegato denaro, beni o utilità di provenienza illecita usati per pagare la moglie di Michele Olimpio assunta «fittiziamente», secondo gli inquirenti, come dipendente del suo bar.

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