Potrebbe essere stata una donna a uccidere Melania Rea. Ad avvalorare questa ipotesi sarebbe il Dna femminile trovato sotto l’unghia dell’anulare sinistro della ventinovenne di Somma Vesuviana nel corso degli accertamenti medico-legali eseguiti da Adriano Tagliabracci.

Ma per ora gli inquirenti della Procura di Ascoli Piceno non escludono alcuna pista. La relazione di Tagliabracci rappresenta solo una parte degli elementi probatori finora raccolti nel corso delle indagini, fanno notare i magistrati. Cosi’ e’ ancora un’ipotesi il fatto che Melania si sarebbe abbassata volontariamente i pantaloni pochi istanti prima della sua morte, forse per fare pipi’, e successivamente sarebbe stata aggredita alle spalle. La presenza di dna femminile su una sola parte del corpo della vittima, inoltre, non sarebbe sufficiente a supportare la tesi di un killer donna, come sostenuto invece dalla difesa di Salvatore Parolisi, che al momento resta l’unico indagato per l’omicidio della moglie. “Se Melania ha cercato di difendersi con le mani e sulle unghie l’unico dna diverso da quello dei familiari e’ femminile, l’assassino e’ una donna”, sostengono i legali di Parolisi, Walter Biscotti e Nicodemo Gentile. Ipotesi avvalorata dal criminologo Carmelo Lavorino, che accende i riflettori anche su un’altra possibile pista, non legata ad alcun movente passionale: la donna, rileva l’investigatore, potrebbe essere stata uccisa perche’ depositaria di un segreto, qualcosa di “legato al sesso o alla droga”, qualcosa che coinvolgeva le soldatesse della caserma ‘Clementi’ in cui lavorava il marito, Salvatore Parolisi, caporal maggiore dell’Esercito. Anche in questo caso, gli inquirenti sottolineano che “e’ stata valutata ogni ipotesi”: tutti gli ambienti collegati alla vita di Melania e Salvatore, i racconti di amici e conoscenti, sono stati attentamente valutati. Ma l’attenzione dei pm Umberto Monti ed Ettore Picardi sembra continuare a concentrarsi su Parolisi: sono state le tante incongruenze emerse in quei lunghi e numerosi colloqui con i magistrati che hanno portato la Procura a decidere la sua iscrizione nel registro degli indagati per omicidio volontario aggravato. E’ proprio di ieri la notizia, che per ora non trova conferme negli ambienti della Procura, della richiesta di arresto avanzata dai pm per il marito di Melania. Un giallo, quello della morte della giovane mamma di Somma Vesuviana, che assomiglia sempre piu’ a “un rompicapo”, come lo definirino nella prima fase delle indagini gli stessi inquirenti. E che ha portato gli investigatori a indagare anche oltre i confini nazionali: grazie a una rogatoria internazionale, ottenuta dalla Procura di Ascoli Piceno, gli investigatori potranno consultare gli archivi telematici di Facebook in California e analizzare il contenuto di eventuali messaggi cancellati dal profilo di Salvatore Parolisi. Intanto proseguono le analisi dei carabinieri del Ris sui reperti trovati nel corso delle indagini: si attendono ancora i risultati degli accertamenti eseguiti sull’auto del caporal maggiore dell’esercito.

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