Catturato in Afghanistan e consegnato agli americani, detenuto e torturato per anni a Guiantanamo, estradato e riarrestato in Italia dove e’ stato condannato in primo grado a sei anni di reclusione. Oggi pero’ la Corte d’Assise d’appello di Milano gli ha cancellato la condanna e lo ha assolto. Torna libero Nasri Riad, l’ algerino accusato di associazione per delinquere finalizzata al terrorismo. Per l’uomo, detenuto fino ad oggi a Benevento, e’ stata disposta l’immediata scarcerazione. Confermata invece la pena a otto mesi al connazionale Ben Lazhar. Secondo l’accusa i due avrebbero fatto parte di una organizzazione finalizzata alla fabbricazione di monete e documenti falsi per finanziare i movimenti terroristici. I giudici della Corte hanno ritenuto non del tutto provati i fatti attribuiti a Nasri e lo ha assolto.

Secondo l’accusa, Nasri avrebbe fatto parte tra il 1997 e il 2001 di una ‘cellula’ legata al Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento, con base anche a Milano e che reclutava martiri destinati ai paesi in guerra. Delle stesse accuse rispondeva anche un altro imputato, Tlili Lazar, altro presunto terrorista che ha collaborato con gli inquirenti nel corso delle indagini e per cui oggi l’appello ha confermato la condanna a 8 mesi. Oggi per Nasri, difeso dall’avvocato Roberto Novellino, l’ assoluzione e l’ordine dei giudici di farlo uscire dal carcere di massima sicurezza di Benevento, dopo oltre due anni di carcere in Italia e 8 anni passati a Guantanamo. Nei verbali, davanti al pm Elio Ramondini e al gip Guido Salvini appena arrivato in Italia, Nasri aveva raccontato di essere stato torturato e privato di ”tutti i diritti piu’ semplici e fondamentali”, di essere stato picchiato e rinchiuso in ”gabbie molto piccole e all’aperto” con ”un materassino basso per dormire, una coperta, un secchio per i bisogni ed uno per l’acqua da bere”. Se non parlava, ha spiegato ancora, veniva minacciato di ”abusi sessuali da donne e da uomini”. Arrivato dalla Tunisia a Bologna nel ’94, pochi mesi dopo parti’ per la Bosnia per combattere. Rientrato di nuovo nel capoluogo emiliano, spari’ dopo l’attentato alle Torri Gemelle: venne catturato dagli afghani dell’Alleanza del Nord nella sua casa in Afghanistan, dove si era sposato e aveva avuto una figlia, e ”consegnato vivo agli americani”. Da li’ i trasferimenti, con le prime torture, stando ai suoi verbali, in un carcere a Kabul, in una cella dove non c’era spazio ”per distenderci tutti (…) per cui dormivamo a turno” e dove cominciarono anche gli interrogatori per sapere ”se facevo parte di Al Qaida. Venivamo picchiati per farcelo ammettere”. Un anno fa era stato scarcerato dal gup di Milano anche il presunto terrorista tunisino Ben Mabrouk Adel (condannato a 2 anni, ma con sospensione della pena), anche lui detenuto per oltre sette anni a Guantanamo e consegnato all’autorita’ giudiziaria italiana nel novembre 2009.

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