ERCOLANO – Nella stessa giornata era vessato da due richieste di pizzo di due clan diversi, i cui “esattori” si presentavano a poche ore di distanza l’uno dall’altro. Lo ha raccontato un commerciante nella prima udienza del processo,

con rito ordinario, al racket di Ercolano. Nella terza sezione penale (giudice Ernesto Aghina) del tribunale di Napoli si sono presentati i primi quattro negozianti vessati dai clan Birra-Iacomino e Ascione-Papale, da anni in lotta tra loro per il predominio delle attività illecite. In aula anche le parti civili: il Comune di Ercolano con il sindaco Vincenzo Strazzullo, la Federazione delle Associazioni Antiracket con Tano Grasso insieme alla presidente dell’antiracket ‘Ercolano per la Legalita” Raffaella Ottaviano. Anche il Ministero degli Interni si è costituito parte civile. Nel corso delle testimonianze, un esercente ha raccontato del ‘doppio pizzo’: nella stessa giornata si presentavano al negozio gli esattori del clan Birra-Iacomino a riscuotere denaro e, anche a distanza di qualche ora, quelli del clan rivale Ascione-Papale che avanzavano le medesime richieste estorsive. Una prassi che si ripeteva con frequenza fino a quando la moglie, traumatizzata, non si è più recata al lavoro nell’esercizio commerciale. Il processo avviato oggi vede imputati ventitré presunti esponenti e affiliati dei due clan che, secondo l’accusa, hanno vessato per mesi buona parte degli esercenti, facendosi la guerra l’un l’altro anche a colpi di faide. Ma ben ventidue commercianti con coraggio hanno denunciato le estorsioni.”Il ‘modello Ercolano’ conferma la sua efficacia – ha detto Nino Daniele, presidente dell’Osservatorio sulla camorra ed ex sindaco di Ercolano oggi in aula – La Fai e le associazioni antiracket ancora una volta si mostrano strumento prezioso di mobilitazione e solidarietà alle vittime”. Una prima vittoria lo Stato l’ha conseguita lo scorso 18 aprile, quando, a conclusione del processo con rito abbreviato, furono emesse diciotto condanne con pene oscillanti dai 4 ai 18 anni di reclusione nei confronti di esponenti dei due clan rivali.

 

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