Il segretario generale del sindacato polizia penitenziaria, Aldo Di Giacomo oggi da Poggioreale – Napoli – dove ha tenuto un sit-in – ha cominciato lo sciopero della fame e ha rivolto un appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «I 53 suicidi, un’aggressione al giorno di personale penitenziario, le decine di mini-rivolte scoppiate nelle ultime settimane – spiega Di Giacomo – dovrebbero scuotere la coscienza di tutti, ma ancora una volta le istituzioni e la politica hanno la testa altrove, per la politica alle elezioni del 25 settembre. Non possiamo più attendere il voto, un nuovo Parlamento e un nuovo Governo mentre detenuti più fragili si tolgono la vita, prosegue con ferocia la caccia all’agente e i capo clan comandano dalle celle». «Per queste ragioni – continua – ho scritto al Presidente Mattarella. Uno Stato che oltre a non garantire la legalità nelle carceri non riesce a garantire la sicurezza dei detenuti e dei suoi dipendenti testimonia di aver rinunciato ai suoi doveri civici sino a far passare inosservata la strage di questa estate con detenuti di età sempre più giovane. Da servitori dello Stato l’impegno del personale penitenziario è rivolto a far rispettare la legalità e al contrasto a mafia e criminalità che, a nostro parere, deve svolgersi a partire dalle carceri. In questo non siamo soli. Numerosi magistrati antimafia hanno messo in guardia su quanto sta accadendo, specie negli ultimi mesi, nei penitenziari del Paese rinnovando le richieste al Ministro di Grazia e Giustizia, all’Amministrazione Penitenziaria e all’intero Governo di dare risposte efficaci ed efficienti ai troppi problemi del sistema penitenziario incancreniti negli anni». «Non possiamo perdere altri mesi. Per questo – afferma ancora il sindacalista – abbiamo deciso iniziative di protesta in tutte le regioni, in tutte le carceri, ed ho iniziato, insieme ad altri dirigenti e agenti, lo sciopero della fame. Ci sono azioni, misure, provvedimenti che si possono e si devono attuare subito perché più passa tempo e più l’illegalità si diffonde con il rischio di ripetere quanto accaduto con le rivolte nella primavera del 2020. Abbiamo già ripetutamente chiesto le dimissioni della Ministra Cartabia per manifesta incapacità e siamo ormai di fronte ad una corsa contro il tempo se vogliamo evitare che questa estate di strage nell’assoluto silenzio generale, salvo qualche caso di commozione come per le più giovani recenti vittime, che però dura il tempo di leggere qualche articolo di giornale, passi alla storia del sistema penitenziario del Paese per la più grave striscia di sangue con un suicidio ogni 3-4 giorni, 17 volte in più rispetto a quanto accade fuori».

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