Napoli. Via Porta di Massa, Facoltà di Lettere dell’Università Federico II. Nell’enorme stanzone al primo piano che una volta ospitava la biblioteca va in scena il “Delirio Creativo”. Inizia qui la nostra chiacchierata con Raffaele Bruno, attore e regista napoletano, artefice di quello che si potrebbe definire un esperimento

che si inserisce in un percorso artistico che pur distante dai grandi circuiti dello spettacolo non è stato finora avaro di soddisfazioni. «Un esperimento riuscitissimo e in continua evoluzione – commenta Bruno – e che fino ad oggi ha coinvolto, soltanto nello spazio della facoltà oltre 60 ragazzi impegnati nelle rappresentazioni, più altrettante persone a fare da pubblico».

«Un pubblico – precisa l’attore napoletano – fuori dagli schemi passivi a cui si è abituati a pensare. Chi assiste è chiamato attivamente a partecipare alle esibizioni, a suggerire i temi da inscenare, a catturare con foto, video e disegni i vari momenti del delirio, a scrivere, a suonare, a cantare. Il tutto per dare vita ad un rito di creazione collettiva attraverso cui far emergere la nostra follia interiore, come veicolo per esprimere le nostre esigenze, attraverso la forma artistica teatrale». Il Delirio Creativo approda in uno spazio che trasuda fermento culturale, umano ed artistico dopo lunghi anni trascorsi tra scuole, piazze, e ogni spazio in cui fosse possibile portare l’arte ad incontrare donne e uomini.

«Delirio creativo infatti – prosegue Bruno – è anche laboratorio, che abbiamo realizzato nei licei “Caracciolo” nel quartiere Sanità e “Cuoco”. Esperienze fondamentali per esportare questo modo di approcciare il teatro, preparando spettacoli originali. Spesso siamo chiamati da altri gruppi o compagnie che hanno sperimentato in maniera intensiva il nostro lavoro. Realtà come il Teatro dei Picari di Macerata piuttosto che il Piccolo Teatro Artigianato di Napoli».

Esperienza e sperimentazione però non fine a se stesse, come rivela lo stesso Bruno quando elenca le produzioni teatrali messe in scena con gli spettacoli “Urla!”, realizzato con il patrocinio della Regione Campania, i due anni di presenza attiva al Carnevale del GRIDAS, la performance al “Ludovico Van Festival”, fino allo spettacolo “Il ghiaccio sulla pancia”, monologo accompagnato dal sottofondo offerto da un quartetto jazz in cui si ritrovano Emanuele Aprile e Antonello Petrella, compagni di viaggio dell’attore napoletano oltre che nel Delirio, anche nel progetto musicale Rete Co’mar.

«Sessioni di Delirio in contesti diversi, come strumento di incontro tra persone che utilizzano il linguaggio teatrale-musicale, per generare creatività». «La mia profonda necessità – conclude Bruno – è questa: fare un teatro vivo che arrivi a tutti coloro che ne prendono parte, che non escluda nessuno, che faccia perdere l’equilibrio, che causi una crisi profonda, un teatro che sia un’esperienza da cui si esce cambiati, cresciuti, un’esperienza che sia in grado di regalare uno sguardo nuovo. Un teatro che non sia mai “intrattenimento”. Io credo che solo comprendendo e accogliendo in profondità le altrui storie, al punto di riviverle “teatralmente”, si riesce ad arrivare ad una piena consapevolezza della propria umanità. Delirio creativo è un gruppo di donne e uomini che si mettono assieme per celebrare un rito laico, il cui centro è l’uomo. Sono consapevole che è un obiettivo enorme, ambizioso, ma ogni settimana per quattro ore mettiamo in questo rito tutta la nostra passione, il nostro amore e la nostra tecnica, in maniera onesta e rigorosa, e fino ad ora i risultati riscontrati ci dicono che la strada è quella giusta».

Vincenzo Viglione

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