Non dall’eruzione, uccisi dal terremoto. È l’altra tragedia di Pompei raccontata da due scheletri ritrovati nella casa dei Casti amanti a Pompei. Con le ossa rotte e un braccio alzato per proteggersi dai calcinacci. Sepolti sotto un muro crollato nel 79 dopo Cristo. La scoperta nel parco archeologico è avvenuta durante uno scavo nell’Insula, per il rifacimento delle coperture, che ha consentito di portare alla luce anche altri tesori dell’epoca tra cui pezzi di una collana, monete, anfore, vasi, ciotole e brocche, anche un santuario domestico. “Il ritrovamento dei resti di due pompeiani avvenuto nel contesto del cantiere nell’Insula dei Casti amanti dimostra quanto ancora vi sia da scoprire riguardo la terribile eruzione e conferma l’opportunità di proseguire nelle attività scientifiche di indagine e di scavo”, dice orgoglioso il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. E il direttore del parco archeologico, Gabriel Zuchtriegel: “Le tecniche dello scavo moderno ci aiutano a comprendere sempre meglio l’inferno che in due giorni distrusse interamente la città di Pompei, uccidendone molti abitanti: bambini, donne e uomini. Con le moderne analisi e metodologie riusciamo a avvicinarci agli ultimi istanti di chi ha perso la vita, non dimenticando mai la dimensione umana della tragedia”.

Davide Ferriero

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