CASERTA – I sindacati dei trasporti bocciano la Clp a tre mesi dall’inizio del nuovo servizio di trasporto pubblico in provincia di Caserta, da quando cioè l’azienda privata è subentrata alla fallita Acms.  Filt Cgil , Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl e Faisa Cisal denunciano “l’assenza assoluta di un progetto organizzativo, una palese indisponibilità a corrette relazioni industriali e soprattutto una parziale copertura del servizio”.

Il documento dei sindacati arriva dopo che la Clp ha deciso la riduzione del servizio effettuando 19 turni per dieci autobus e il blocco dello stesso dalle 13,30 alle 16. Una decisione che viene definita “grave”. I sindacati si appellano a Prefetto, Vetrella e Zinzi “Sono evidenti e gravi – continuano – le mancanze poste in essere da CLP e, quindi, si rende assolutamente necessario un vostro autorevole intervento teso ad evitare il perpetuarsi di tali deplorevoli iniziative, considerando che il diritto alla mobilità dell’intera comunità di Terra di Lavoro non può propendere dalle esclusive volontà dell’impresa. CLP, nonostante i recenti ed onerosi affidamenti, continuare ad operare e ad organizzarsi come una qualunque azienda a conduzione familiare ispirata dal business facile  ad esclusivo discapito delle casse pubbliche e della collettività. La stessa organizzazione del lavoro non risponde affatto ai vincoli di legge ed alle relative norme sulla sicurezza del personale e dell’utenza, considerando che gli stessi tempi di guida, imposti al personale viaggiante, non contemplano affatto gli obblighi di sosta e/o di intervallo per il recupero delle energie psico-fisiche. Inoltre si riscontra la più ampia arroganza mista ad una scialba saccenza pur quando occorrerebbe più modestia e umiltà per arrivare ad una proficua concertazione al fine di risolvere i molteplici problemi che insistono quotidianamente sull’organizzazione del lavoro e la produttività individuale”.

Inoltre i sindacati ricordano che “non è stato ancora assunto tutto il personale ex ACMS, cosi come previsto dagli accordi regionali e quindi, diversi lavoratori continuano ad essere pesantemente discriminati insieme alle loro famiglie”.

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