Silvio Berlusconi è pronto a lasciare la guida del governo. Le voci si rincorrono e la Borsa, che ieri mattina aveva aperto in calo, inverte la rotta nel pomeriggio. Milano all’improvviso guadagna oltre il 2%, mentre il resto del Vecchio continente continua a muoversi in territorio negativo.

Poi arrivano le smentite e Piazza Affari ripiega, chiudendo alla fine a +1,32%. Si può sintetizzare così la giornata di Borsa. A dare il via agli acquisti era stato il direttore del Foglio, Giuliano Ferrara, secondo cui le dimissioni di Berlusconi sarebbero state una questione di ore, una conseguenza anche della reazione mattutina dei mercati. In avvio di seduta lo spread tra i titoli di Stato italiani e i bund decennali tedeschi era volato al nuovo record storico: 491 punti. Insomma per l’intera seduta i rumors sul destino del Cavaliere hanno regolato l’andamento della Borsa. Poi sono arrivate le smentite del capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto e la telefonata a Libero con cui Berlusconi ha negato la volontà di cedere il passo. Il ritorno della situazione all’incertezza, in chiusura di seduta, ha causato un nuovo balzo dello spread che dai 465 punti del pomeriggio è risalito a quota 487, appena sotto il record di giornata. Milano, nonostante tutto si è mossa in controtendenza rispetto al resto d’Europa.

Tra le altre Borse europee, Parigi ha ceduto lo 0,64%, Francoforte lo 0,63%, Londra lo 0,41%. Piatta, a Piazza Affari, Mediaset: il mercato è preoccupato per il destino del Biscione in caso di uscita di scena di Berlusconi. Bene Mediobanca (+5,36%), Azimut (+4,71%), Fonsai (+3,33%), AnsaldoSts (+2,91%) e Fiat (+2,90%). Tra le banche male Mps che perde il 4,28%. Insomma, questa volta la sfiducia al governo è arrivata dal mercato con gli investitori stranieri che ammettono di non credere più nel Paese e continuano a venderne le obbligazioni: il rendimento dei titoli di Stato è salito al 6,67%, sempre più vicino alla soglia critica del 7%. Una situazione che preoccupa ancora di più se paragonata a quella degli altri Paesi dell’area periferica: ormai i titoli italiani rendono 100 punti base in più di quelli spagnoli che anche nel momento più difficile della crisi non hanno mai superato la soglia del 6,3% 1. “L’accelerazione è molto preoccupante” dicono gli analisti interpellati da Bloomberg. Così preoccupante da spingere la Bce ad intervenire di nuovo acquistanto titoli di Stato italiani.

 

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