”Signori, la situazione e’ tesa. Estremamente tesa”: Nicolas Sarkozy, camicia rosa pallido accanto al tailleur profondo viola di Angela Merkel, e’ preoccupato. A Berlino, il presidente e la cancelliera hanno accelerato, non c’e’ piu’ tempo da perdere se si vuole salvare l’euro: subito il vertice sul patto di bilancio, il 1 marzo firma del trattato.

Sulla spinosa questione della Tobin Tax, Sarkozy va avanti da solo, con una versione interna e ridotta dell’imposta, la Merkel e’ d’accordo sul principio ma vuole che siano tutti i 27 a muoversi insieme. Non sono arrivati annunci clamorosi da questo vertice berlinese incastonato fra una miriade di appuntamenti internazionali anticrisi di questo mese di gennaio. E’ trapelata pero’ la sensazione netta della gravita’ della situazione e l’assoluto bisogno di mettere paletti da parte dei due leader europei. ”Non c’e’ futuro dell’Europa se ci sono divergenze tra Germania e Francia, le prime due economie europee – ha sottolineato Sarkozy – la nostra intesa, la nostra alleanza, la nostra convergenza, sono la pietra angolare dell’Europa”.

Hanno piu’ volte messo le mani avanti – ”manteniamo la lucidita’, anche se la situazione dell’euro e’ tesa come non lo era mai stata in precedenza” – e si sono protetti dalle accuse: ”non ci sono alternative, ne’ altre strade per salvare la nostra economia”. L’imperativo, dunque, e’ accelerare: subito i negoziati per l’accordo sulle regole di bilancio che sta tanto a cuore alla Merkel, la quale pero’ e’ apparsa piu’ prudente di Sarkozy, che si e’ sbilanciato da solo sulla data del 1 marzo per la firma del trattato. La Merkel e’ andata incontro al collega francese – che con il presidente del Consiglio italiano Mario Monti aveva insistito sull’improrogabilita’ di misure urgenti per la crescita – ripetendo piu’ volte che e’ ora di pensare al rilancio e all’occupazione. Per questo – ha detto la Merkel – sara’ ”accelerato il versamento del capitale” per l’Esm, l’atteso meccanismo salva-stati.

Nessun particolare sulla dotazione di 500 miliardi, giudicata insufficiente da molti, fra i quali Monti. Sarkozy, invece, ha ribadito come la Bce debba ”contribuire maggiormente al fondo Esfs salva stati, per rilanciare la crescita e dare impulso all’occupazione”. Incoraggiamento alla Grecia, che Francia e Germania ”vogliono mantenere nell’euro”, a patto che porti avanti con efficacia il promesso programma di riforme e impegni di principio per la solidarieta’, il lavoro ai giovani, i progetti.

Sulla Tobin tax, l’inciampo della vigilia – con la presa di posizione del premier britannico David Cameron che non ne vuole sapere per tutelare gli interessi della City londinese – tutto e’ piu’ o meno rimasto come prima: grande accordo di principio nell’andare avanti verso la tassazione delle transazioni finanziarie, ma per ora Sarkozy va avanti da solo. Con una versione ridotta e ad uso esclusivamente interno del provvedimento: ”gli altri ci seguiranno”, ha azzardato provando a infondere fiducia. Per lui, la fretta aumenta, perche’ fra poco piu’ di tre mesi ci sono le elezioni presidenziali. E da presidente uscente vuole regalare al suo elettorato un gadget ad effetto, il provvedimento che fa pagare la crisi anche alla finanza che l’ha provocata.

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