Cala l’occupazione ma calano anche gli infortuni sul lavoro. E’ la fotografia, di certo non incoraggiante dal punto di vista industriale, che emerge dal Focus sui costi di produzione e lavoro in edilizia, realizzato dal centro studi dell’Acen in collaborazione con Cresme Ricerche.

Il dossier è stato presentato oggi nella sede napoletana dell’associazione costruttori. Dallo studio, che prende in esame il quinquennio 2005-2010, si evidenziano segnali definiti “ancora cupi”. “L’occupazione – spiega Roberta Ajello, presidente del Centro studi Acen – cala soprattutto nella provincia di Napoli dove negli ultimi cinque anni sono stati persi 19.000 posti di lavoro nel settore edile. Un calo si è registrato anche a Caserta mentre Avellino e Salerno sono in controtendenza, indicando una salita e Benevento è stabile. In generale in Campania gli occupati nel settore erano 177.000 nel 2005 e sono 158.000 oggi, un calo dovuto quindi principalmente a Napoli”. Tra gli altri dati sottolineati dalla Ajello figura anche il crollo delle ore lavorate che nei primi cinque mesi di quest’anno sono scese del 20,7% rispetto al 2010, in pratica un’ora di lavoro su cinque non c’é più. Uno dei dati positivi è quello sugli infortuni sul lavoro: quelli denunciati all’Inail dimostrano una tendenza in discesa con il 34,3% in meno in Campania mentre la provincia di Napoli fa segnare un -30,6%. “Il settore – spiega il presidente dell’Acen di Napoli Rudy Girardi – è in contrazione: gli unici dati positivi sono quelli sulle irregolarità e sugli infortuni sul lavoro che rappresentano un ritorno dell’investimento in sicurezza e formazione che l’Acen realizza da tempo e proseguirà nel futuro”. A pesare sul settore è anche l’influenza della camorra in Campania, come afferma Gennaro Biondi, ordinario di Geografia economico e politica all’Università Federico II di Napoli: “Purtroppo il settore edile in Campania sta scomparendo e quello che c’é rischia di finire tutto nelle mani della criminalità organizzata. Le imprese da noi soffrono di un grande gap dovuto a sette fattori: il costo della criminalità organizzata; i problemi della pubblica amministrazione; l’accesso al credito; la mancanza di innovazione tecnologica; il costo dell’energia; i problemi infrastrutturali; il costo della formazione professionale. Tutto questo determina un differenziale negativo nel fare impresa edile a Napoli del 20%”.

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