Ancora un anno con il Superbonus. Ma depotenziato. Da ieri, primo gennaio, la detrazione generalizzata del 110%, che negli ultimi anni ha impresso un impulso importante ai lavori di riqualificazione energetica degli edifici, va in pensione. Per i condomini lo sgravio scenderà al 90% a meno che, come ha stabilito il governo negli ultimi giorni con un emendamento alla legge di Bilancio, l’assemblea non abbia deliberato i lavori entro il 18 novembre 2022 e la Cilas non sia stata presentata entro il 31 dicembre, o abbia deliberato dal 19 al 24 novembre 2022 ma presentando la Cilas entro il 25 novembre. Per le case unifamiliari (le cosiddette villette) nelle quali al 30 settembre 2022 siano stati effettuati lavori per almeno il 30% dell’intervento complessivo, varrà ancora il 110% fino al 31 marzo 2023. Al di là dello stato di avanzamento dei lavori, potranno godere dei benefici del 90 per cento fino a fine 2023 le villette, rigorosamente prima casa, il cui proprietario abbia un “reddito di riferimento” non superiore a 15 mila euro. Il governo ha introdotto una importante correzione al meccanismo del Superbonus imponendo l’obbligo della presentazione della Soa per i lavori di importo superiore a 516mila euro. Chiaro l’obiettivo: aumentare i controlli antifrode, facendo lavorare solo imprese considerate affidabili. Si tratta di una restrizione pensata per arginare il fenomeno delle imprese improvvisate al solo scopo di cogliere le opportunità delle detrazioni fiscali. Così, dal 1° luglio 2023, i lavori incentivati con il Superbonus e gli altri bonus edilizi potranno essere svolti solo da imprese che, al momento della sottoscrizione del contratto di appalto o subappalto, siano in possesso della qualificazione Soa. L’obbligo non ha carattere retroattivo e non si applicherà ai lavori in corso al 21 maggio 2022 e ai contratti stipulati prima di questa data. Un’altra novità di grande rilievo riguarda il regime della cessione dei crediti, che negli ultimi mesi ha un po’ inceppato la macchina del Superbonus. Sono stati infatti introdotte modifiche che cercano di trovare soluzioni per dare un po’ di ossigeno al mercato delle cessioni, soprattutto per evitare il fallimento delle imprese che hanno accumulato crediti ma che non riescono a monetizzarli perché, al momento, le banche e gli intermediari finanziari hanno pressoché bloccato l’acquisto di crediti da bonus edilizi. Così è stato stabilito che la cessione del credito potrà beneficiare di un ulteriore passaggio, in quanto le cessioni verso le banche, gli intermediari finanziari, le imprese assicuratrici e le società dei gruppi bancari passano da due a tre. Restano la prima cessione libera e l’ultima banca-correntista. In totale, dunque le cessioni possibili saranno cinque. L’innalzamento del numero delle cessioni ha effetto retroattivo: si applicherà anche in caso di opzioni comunicate all’Agenzia delle Entrate prima dell’entrata in vigore della legge di conversione del Dl Aiuti-quater. Inoltre, per andare incontro alle esigenze di liquidità delle imprese che operano nel settore dell’edilizia è stata prevista la possibilità, da parte di Sace, di concedere garanzie a banche e altre istituzioni finanziarie per fnanziamenti-ponte. I crediti di imposta eventualmente maturati potranno essere considerati dagli istituti, si legge nella nuova normativa, “quale parametro ai fini della valutazione del merito di credito dell’impresa richiedente il finanziamento e della predisposizione delle relative condizioni contrattuali”. Intanto, secondo uno studio dell’ordine e del consiglio dei commercialisti, il Superbonus si è dimostrato una misura vantaggiosa per le casse dello Stato. Se, infatti, si osservano i risultati nell’arco del biennio 2020-2021, a fronte di un euro di uscita finanziaria pubblica, grazie agli effetti moltiplicativi in termini economici, ne ritornano 43,3 centesimi, così che il costo netto, per lo Stato, si riduce a 56,7 centesimi.

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