di Mario De Michele

Per essere un politico di alto profilo bisogna prima essere un uomo di qualità. Non a caso Arturo Serino era innanzitutto una persona speciale. Straordinaria. E proprio per questo è stato anche un politico di razza. Un fuoriclasse. La sua morte lascia un vuoto incolmabile (non è retorica) nel mondo politico casertano. Se n’è andato a 77 anni senza perdere mai la sua lucida capacità di analizzare e interpretare i processi sociali e culturali. Col passare degli anni è diventato un “vecchio saggio” della politica. Un punto di riferimento per amici e avversari politici.

Serino possedeva la dote rara, rarissima di questi tempi, della coerenza. Ha militato da sempre e per sempre nel campo della destra con un ruolo di primo piano nel Movimento sociale italiano, grazie ad uno stretto rapporto politico e di amicizia con Giorgio Almirante. Poi ha sposato la “causa” di Fini, con l’adesione ad Alleanza Nazionale, e ultimamente ha continuato a condividere il percorso politico dell’ex presidente della Camera seguendolo in Futuro e Libertà. Ma nella sezione di Fli di Villa Literno, di cui era il presidente, campeggia una foto gigante che ritrae Serino e Almirante, uno accanto all’altro, e all’esterno della sede c’è ancora la tabella di Alleanza nazionale. A dimostrazione che quel filo politico intessuto tanti anni fa non si è mai spezzato. Per una questione di coerenza, appunto.

Ma per Serino la coerenza non ha mai significato “chiusura mentale”, “allergia” al confronto. Anzi. Quando ho appreso della sua scomparsa mi è subito tornato in mente un suo commento, pubblicato su Campania Notizie, in risposta a un mio editoriale. Le frasi iniziali di quell’intervento sono emblematiche del suo modo di pensare e agire: “L’unica possibilità che un uomo ha di migliorarsi – scriveva Serino – è la sua disponibilità al cambiamento. Mi hanno infatti insegnato che una persona che non si pone mai dubbi è una persona della quale bisogna diffidare. Ben vengano invece le persone disponibili al confronto, aperte al dialogo, pronte a discutere: non ci può essere alcuna crescita in un mondo che viaggia a senso unico”.

Ecco, questo era Arturo Serino. Un uomo e un politico di stoffa pregiata. Sempre fuori dal gregge e mai “omologato”. E con le tasche sempre piene del coraggio di affermare le proprie idee, soprattutto quelle controcorrente. Non ha mai nascosto la sua sincera e reciproca amicizia con il consigliere regionale ed ex sindaco di Villa Literno, Enrico Fabozzi, di estrazione politica marcatamente comunista. Serino lo ha sempre stimato e considerato un amico vero, difendendolo anche quando è incappato nelle maglie della giustizia. E per Fabozzi non sarà facile dimenticare le lunghe chiacchierate con l’amico Arturo.

L’ex sindaco liternese lo definiva un “galantuomo”. E Serino lo era davvero. Per me è stata una fortuna e un onore conoscerlo. Dopo il primo incontro, ogni volta che ci incrociavamo io lo salutavo con un ironico “camerata” e lui con un simpatico “compagno”. Ora lo voglio salutare con le parole che lui stesso ha scritto in quel suo intervento su Campania Notizie. “Rivendico con orgoglio le mie radici politiche, etniche e culturali: alla fonte della vera politica mi sono abbeverato da giovane e proprio tale fonte continuerà a soddisfare la mia insaziabile sete, fino al giorno in cui i miei occhi resteranno aperti. Gli imbarazzi non mi appartengono, li ho sempre lasciati ad altri”.

Ciao, Arturo.

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