Chi vuol confinare nell’alveo della retorica l’affermazione “Lo Stato c’è” fa, in buona o malafede, il gioco della criminalità organizzata. A dispetto di quanto blaterano i professionisti dell’antimafia, negli ultimi anni in terra di Gomorra è finalmente iniziato a soffiare il vento del cambiamento. La magistratura e le forze dell’ordine hanno svolto un lavoro titanico. I vertici dei Casalesi sono stati decapitati. Nel mondo politico si sono affacciati volti nuovi come Marcello De Rosa, un imprenditore che prima della sua elezione a sindaco di Casapesenna si era ribellato al racket facendo arrestare sette estorsori. E proprio con il suo avvento, nonostante i perduranti tentativi di triturarlo nella macchina del fango, la città si è avviata sulla strada della legalità e della normalizzazione. Casapesenna non è più la roccaforte di Michele Zagaria. L’amministrazione De Rosa ha proceduto all’abbattimento dell’abitazione dei genitori del superboss (una scribacchina ciuccia scrisse: “Lavori in corso a casa Zagaria”, sic!). Ha disposto il riuso sociale di beni confiscati alle cosche.

Ha operato, insomma, un cambio di rotta radicale. Questo dicono le carte e i fatti, che non possono essere offuscati da macchinazioni politico-associative di chi ambiva, e ambisce ancora, a disarcionare De Rosa e la sua squadra per tornare al passato. Si è fatto tanto, è vero. Ma molto c’è ancora da fare. Quello della criminalità organizzata è stato per decenni un fenomeno “endemico”. Si è assistito ad una vera è propria occupazione del territorio. Come una piovra dai mille tentacoli il clan era ramificato praticamente ovunque. Commette però un imperdonabile errore di sottovalutazione chi oggi pensa che il “mostro” sia stato definitivamente sconfitto. A far suonare il campanello d’allarme bastano le recenti scarcerazioni “eccellenti”, tra cui quella di Pasquale Zagaria, fratello di Michele, e di altri esponenti della cosca, alcuni dei quali di nuovo fisicamente presenti a Casapesenna. Guardia sempre alta, quindi. Ma nella consapevolezza (torniamo alla considerazione iniziale) che lo Stato c’è.

Marcello De Rosa e Davide Corazzini

Non a caso stamattina Davide Corazzini, capo della Squadra Mobile di Caserta, ha fatto tappa proprio a Casapesenna per un lungo e proficuo incontro, presso la casa comunale, con il sindaco De Rosa e l’amministrazione sul tema della criminalità organizzata. Oltre al primo cittadino erano presenti il vicesindaco Giustina Zagaria, gli assessori Maria Di Sarno, Nicolina Nocera e Michele Diana e il presidente del consiglio Federica Cirillo. “La visita del vicequestore Corazzini – afferma De Rosa – è l’ennesima dimostrazione dell’attenzione delle massime istituzioni nei confronti del nostro territorio. È motivo di orgoglio non solo per l’intera amministrazione ma per tutti i miei concittadini. “Attraversiamo un momento delicato – sottolinea il sindaco – nel quale tutti dobbiamo fare la nostra parte per scongiurare che la criminalità organizzata possa rialzare la testa e riorganizzarsi. L’unica strada per evitare colpi di coda è ribellarsi al racket e denunciare gli estorsori. Lo Stato è vicino all’amministrazione comunale e a tutta la collettività. Noi spingeremo ancora di più sul pedale della legalità, ma per proseguire il processo di rinnovamento è fondamentale il ruolo dei cittadini. Bisogna opporsi alla camorra, altrimenti corriamo il serio rischio di tornare al passato”. Dal sindaco di Casapesenna, dunque, parte un accorato appello a denunciare gli emissari del clan “perché è l’unico modo per scrollarsi definitivamente di dosso quel marchio a fuoco impresso delle cosche sul territorio”.

“A pagarne il prezzo più alto – rimarca De Rosa – sono le nuove generazioni. Dobbiamo impegnarci per i nostri giovani, non possiamo negare loro la speranza di un futuro diverso, migliore”. Dopo l’incontro al municipio il capo della Mobile Corazzini e gli amministratori, in ordine sparso per rispettare le norme anti-Covid, hanno fatto quattro passi al centro di Casapesenna per un caffè. Lì sono stati raggiunti da Stefano Ricciardiello, dirigente del posto fisso di Polizia, un presidio importantissimo nell’azione preventiva e repressiva, divenuto ancora più efficiente con l’avvento alla guida del commissariato di Aversa di Vincenzo Gallozzi.

Non è stata una passerella, ma un’occasione dal tempismo perfetto per riaffermare la presenza delle istituzioni in una fase in cui la scarcerazione di alcuni esponenti di spicco del clan potrebbe destabilizzare il territorio. Dalla Prefettura di Caserta è arrivato un segnale forte e chiaro: lo Stato è accanto a Marcello De Rosa e all’amministrazione comunale. E soprattutto non lascerà mai più soli i cittadini. Così si combatte davvero la camorra. Non a colpi di slogan. Peggio ancora se sbandierati via social da finti alfieri della legge che, in qualche caso, sono stati perfino collusi con politici in affari con i Casalesi.

Per dirla con Sciascia, l’antimafia “mascariata” di alcune associazioni, che dispensano patenti di moralità, ha solo prodotto danni e monopoli ammantati di ombre. La legalità si pratica, non si predica. Chi ha voluto confondere, ad esempio, l’abbattimento della casa di Michele Zagaria con lavori di ristrutturazione ha predicato odio e rancore a suon di bugie. Un gioco al massacro che giova alle cosche. Siamo al limite del favoreggiamento. Del concorso esterno. E la chiamano lotta alla camorra.   

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