La partita è chiusa. Game over con uno score perdente. È finito male il giochetto di Alfonso Oliva di impedire l’elezione del nuovo presidente dell’assise, in seguito alle dimissioni di Carmine Palmiero. La matassa è stata sbrogliata da Giovanni Schiano di Colella Lavina, segretario generale del Comune di Aversa. Il responsabile Anticorruzione e Trasparenza ha redatto un parere che toglie il giocattolo dalle mani di Oliva, consigliere anziano e quindi timoniere pro tempore del civico consesso. Lo scorso 24 novembre, in seconda convocazione, l’esponente di Fratelli d’Italia ha dichiarato deserta la seduta consiliare per mancanza del numero legale nonostante la presenza in aula di 13 consiglieri più il sindaco Alfonso Golia. In un lampo si alimentò il fuoco delle polemiche. Il primo cittadino fu ricevuto dal prefetto di Caserta. Dal centrosinistra accuse pensatissime all’indirizzo dell’esponente di FdI: “È un atteggiamento vergognoso e antidemocratico”. A distanza di pochi giorni emerge con nettezza che la maggioranza aveva ragione. A inchiodare Oliva è, come detto, il segretario generale che ha stilato un parere giuridico su richiesta del sindaco Golia. Il documento di Schiano di Colella Lavina non lascia adito a dubbi. Il presidente viene eletto in prima votazione con la maggioranza dei 2/3 dei consiglieri assegnati e con la maggioranza assoluta nelle successive votazioni. Il regolamento sul funzionamento del consiglio, nel contenere la regola del quorum strutturale sia in prima sia in seconda convocazione, prevede che sono fatti salvi i casi nei quali la legge o lo Statuto richiedano una presenza qualificata. È altrettanto evidente che lo Statuto nella previsione dell’elezione del presidente del consiglio comunale, richiamando in prima votazione la maggioranza dei 2/3, faccia riferimento ad un quorum qualificato necessario per l’esito della votazione e non certo per la validità della seduta. In soldoni: una cosa è il quorum per l’elezione, tutt’altra cosa è il numero legale. In caso diverso la norma statutaria avrebbe chiesto la “presenza” e non la “votazione” della maggioranza dei 2/3 dei consiglieri assegnati. L’interpretazione è confermata dalla previsione di “successive votazioni” da tenersi nella medesima seduta dove è sufficiente la maggioranza assoluta per giungere all’elezione del presidente dell’organo consiliare. Insomma Alfonso Oliva ha forzato la mano. Lo ha fatto con dolo? È un avvocato. Possibile mai che non conosca il regolamento dell’assise e lo Statuto comunale? Beh, sorgono fondati sospetti di strumentalizzazione politica del suo ruolo pro tempore di capo del civico consesso. Infatti anche il Ministero dell’Interno, in differenti e successivi pareri rispetto a quello letto nella seduta consiliare, afferma la necessità che le norme statutarie e regolamentari devono comunque consentire di pervenire al risultato dell’elezione della figura del presidente del consiglio. La ratio della normativa è garantire la funzionalità del consiglio per i Comuni superiori a 15mila con l’obiettivo di separare la funzione di sindaco da quella di presidente dell’assise. In prima convocazione il sistema normativo del Comune di Aversa consente, dopo la prima votazione, di individuare il presidente del consiglio con il quorum strutturale della maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati. Ne discende che il quorum strutturale per ritenere valida la seduta è la metà più uno dei consiglieri assegnati, computando il sindaco. Il quorum strutturale, in seconda convocazione, è pari a dieci consiglieri, senza computare il primo cittadino. Oliva ha riconvocato il consiglio comunale per il 30 novembre in prima convocazione e per il 1° dicembre in seconda battuta. Alla luce del parere del segretario generale tenterà altri blitz? Più che una forzatura sarebbe un illecito. Non a caso il sindaco e la maggioranza stanno valutando di presentare una denuncia-querela per abuso d’ufficio, abuso di potere e interruzione di pubblico servizio. Oliva potrebbe vedersela nera davanti alla magistratura ordinaria. Passi che il nero è il colore che gli piace di piùm ma ne vale la pena correre il rischio di violare la legge per mero ostruzionismo politico?

Gimmi Cangiano e Stefano Graziano

C’è di più. In qualità di timoniere pro tempore dell’assemblea consiliare ha inserito all’ordine del giorno soltanto l’elezione del presidente del consiglio. Manca l’approvazione delle sedute precedenti e soprattutto non c’è il punto riguardante l’ottemperamento delle prescrizioni della Corte dei Conti. Oliva è inadempiente anche in questo. Il sindaco Golia con una nota del 31 ottobre ha espressamente richiesto l’inserimento all’odg del primo consiglio utile delle misure correttive sul ciclo del bilancio ordinate dalla Corte dei Conti. La convocazione del civico consesso inviata dal consigliere anziano non tiene conto né dell’art. 5 comma 3 del regolamento per il funzionamento del consiglio comunale di Aversa (che impone che la seduta convocata su richiesta del sindaco abbia luogo entro 20 giorni dal ricevimento della richiesta), né dell’art. 8 comma 3 del medesimo regolamento che impone al presidente dell’assise, in questo caso del consigliere anziano, di porre al primo punto dell’ordine del giorno le questioni proposte dal sindaco. Insomma. Alfonso Oliva ha violato una caterva di norme regolamentari e statutarie. Alla luce del parere del segretario generale, nonché responsabile Anticorruzione e Trasparenza, fanno sorridere le dichiarazioni a caldo dell’onorevole di FdI Gimmi Cangiano contro il deputato Pd Stefano Graziano. L’esponente del partito della Meloni pretese dal parlamentare dem “le scuse nei confronti di Alfonso Oliva”. Che aveva dichiarato Graziano? Che Oliva ha violato regolamento e statuto comunale. Le stesse cose contestate al consigliere anziano dal segretario generale dell’ente. Sarebbe il caso che Cangiano chiedesse scusa a Graziano. E soprattutto il deputato di FdI farebbe bene a conoscere le normative vigenti prima di ululare alla luna. Che un consigliere comunale di opposizione, nel caso di specie Oliva, collezioni una figuraccia ci può stare. Ma che un componente del Parlamento parli a vanvera è oggettivamente molto più grave. Per citare Oscar Wilde: “A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio”.

Mario De Michele

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