
L’iniziativa è lodevole. Impossibile negarlo. La riqualificazione del Parco Lepre va nella direzione giusta. Il primo passo compiuto dalla giunta risale al 2 ottobre 2023. Enzo Guida e company approvano il progetto di fattibilità tecnica e economica (primo link in basso). Il comune di Cesa partecipa al bando del dipartimento per lo sport della presidenza del consiglio dei ministri intitolato “Fondo Sport e Periferie”. Importo di 750mila euro per la realizzazione di un campo da padel, uno da tennis e uno polivalente per basket, volley e calcetto. Nel dicembre 2024 gli uffici comunali preposti appostano la somma su due capitoli di spesa: il primo di 637.500 euro rientra nell’ambito dell’accordo per lo Sviluppo e la Coesione 2021-2027 della Regione Campania; il secondo di 112.500 euro è finanziato da avanzo vincolato dell’amministrazione comunale. In sostanza, 637.500 euro li finanzia Palazzo Santa Lucia e 112.500 euro sono a carico del bilancio comunale (secondo link in basso).
Come già detto, l’iniziativa di Guida e company è apprezzabile. Molto più discutibile è la delibera dell’esecutivo varata lo scorso 20 maggio. La squadra di governo demanda alla Comunità Montana Tanagro Alto e Medio Sele lo svolgimento delle procedure di gara per l’affidamento dei lavori (terzo link in basso). Un ennesimo cambio della stazione appaltante. Perché? Per trasparenza, si dirà. Ma è come sostenere che la Cuc di Nola e la Provincia di Caserta, dove il comune di Cesa si “appoggia” per altre gare, non siano del tutto credibili.

Diamo per buona la motivazione della trasparenza o dell’alternanza, principi puntualmente violati nel caso degli affidamenti diretti conferiti a tecnici parenti o organici alla maggioranza. Quasi 300mila euro in appena un triennio. Se fosse così, ovvero se la scelta della giunta mirasse a garantire atti trasparenti, non si comprende perché nella convenzione tra il comune di Cesa e la Comunità Montana Tanagro Alto e Medio Sele è chiaramente indicato che la commissione aggiudicatrice della gara sarà composta dai dipendenti comunali. “Le parti – recita testualmente l’incipit dell’articolo 6 – stabiliscono che la Commissione giudicatrice deve essere presieduta e composta da dipendenti del comune di Cesa in possesso del necessario inquadramento giuridico e di adeguate competenze professionali”. Soltanto in seconda istanza, ossia “ove il comune di non avesse in organico adeguate professionalità – recita il passo successivo dell’art. 6 – può chiedere che uno o più commissari siano nominati dalla Stazione Appaltante Qualificata Comunità Montana Tanagra Alto e Medio Sele” (quarto link in basso).

Che sia una procedura inusuale è agevolmente dimostrabile dando una fugace occhiata agli atti amministrativi degli altri enti locali, in cui alle stazioni appaltanti vengono demandati anche i compiti di comporre la commissione aggiudicatrice, sia per trasparenza, quella vera, sia per linearità burocratica. Peraltro la normativa consente al responsabile unico del procedimento (Rup), in questo caso Giacomo Petrarca, nella veste di capoarea del settore lavori pubblici, di far parte della commissione, addirittura anche di presiederla. Ma allora che senso ha affidare lo svolgimento di una gara ad un ente esterno all’amministrazione se poi la commissione aggiudicatrice è formata dai dipendenti comunali, incluso il Rup? Non è logico nemmeno sul piano concettuale.
L’incongruenza assume una forma ben delineata se andiamo nel merito dei criteri di aggiudicazione stabili da Petrarca nella determina 563 del 27 maggio (quinto link in basso). Si è optato per la procedura aperta. Ed è un bene. Ma la ditta vincitrice sarà individuata in base all’offerta economicamente più vantaggiosa, quella ritenuta migliore nel rapporto qualità-prezzo, racchiusa nell’acronimo O.E.P.V. Dunque, l’appalto non sarà aggiudicato esclusivamente sulla scorta del ribasso, ma tendendo conto anche delle migliorie che l’operatore economico proporrà all’ente locale. A maggior ragione diventa centrale la valutazione delle offerte da parte della commissione esaminatrice.

Gli inciampi non finiscono qua. Nel provvedimento di Petrarca il criterio di aggiudicazione, ovvero quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa, viene indicato soltanto in premessa, senza erre ripreso e ribadito nel determinato. È vero che, come viene specificato, la premessa è “parte integrante e sostanziale dell’atto”, ma è altrettanto pacifico che un punto cruciale, quale il criterio di aggiudicazione, cioè le regola della partita, va ribadito nella parte del provvedimento in cui il funzionario utilizza la dicitura “per tutto quanto sopra esposto “determina”. Tale carenza potrebbe indurre, ad esempio, la ditta seconda classificata a presentare ricorso contro l’atto amministrativo. Fioccano le sentenze favorevoli del Tar, motivate dalla carenza nel determinato della chiara specificazione del criterio di aggiudicazione scelto dall’ente locale. Che fare? È necessaria una rettifica per mettersi al riparo da possibili brutte sorprese nel post-gara.
È invece pianamente condivisibile la decisione di procedere all’appalto integrato, quello cioè che affida contestualmente sia le opere da effettuare che la progettazione tecnica. In tal modo non sarà possibile, com’è avvenuto troppe volte in passato, conferire incachi diretti a ingegneri, architetti e geometri amici degli amici. O peggio, parenti stretti degli amministratori comunali.
Mario De Michele
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