Antonino Santillo

Non ci sono alibi. C’è una responsabilità precisa. Chi ha perso l’irripetibile occasione di coinvolgere il popolo in un progetto condiviso ha un nome e cognome: Antonino Santillo. Il candidato sindaco unico non ha compreso l’importanza dell’appuntamento con le urne del 14 e 15 maggio. Ha fatto i conti della massaia: “Tanto già sono stato eletto, che me ne f…”. Che miopia. Che asineria. Che balordaggine. Come si fa a non capire che correre da soli implica un dovere politico inalienabile: unificare, rendere partecipi, mobilitare. Il primo cittadino in pectore ha fatto l’opposto. E ci si è messo d’impegno. Infatti è riuscito nell’impresa impossibile di rendere le comunali meno vivaci di un funerale. Ha ridotto le elezioni a faccenda per addetti ai lavori. Che si torna al voto lo sanno solo i candidati al consiglio e i promotori delle liste. Per fortuna di Santillo sono sei i gruppi che lo sostengono, altrimenti sarebbero andati a votare solo lui, Gianfranco Piccirillo (il vero sindaco) e le rispettive famiglie. Per l’intera campagna elettorale, che volge al termine, la nuova fascia tricolore non ha proferito una parola per meritarsi il prestigioso e impegnativo ruolo istituzionale. Non ci vuole la zingara per preconizzare un altro fallimento amministrativo. Un infanticidio. La nuova squadra di governo morta prima di nascere. Santillo con le mani insanguinate. Un omicidio politico. La totale mancanza di rispetto del sentire popolare è un peccato capitale. Implicherà un castigo impietoso. La dipartita prematura dell’amministrazione che si insedierà il 15 maggio. Aver rottamato con arroganza e disprezzo la popolazione sarà pagato a caro prezzo. Antonino Santillo sarà il sindaco meno votato nella storia d’Italia. Le “x” si potranno contare sulle dita di poche mani. Mai come stavolta per gli scrutatori sarà un pranzo di gala. Per ammazzare il tempo si incolleranno agli smartphone. Messaggini a raffica. Videogame. Post e Twitt. Forse non voteranno nemmeno loro. L’affluenza toccherà il sottosuolo. Risultato? Santillo non rappresenterà neppure sé stesso. L’ideale per Piccirillo. Una iattura per la città. Il nuovo sindaco non potrà deliberare in nome del popolo di Orta di Atella. Quel popolo che in campagna elettorale ha bistrattato come un giocattolo in mano a un bambino. Solo uno sprovveduto (Santillo) non comprenderebbe il disastro preventivo. Solo un faccendiere politico (Piccirillo) gioirebbe per come andranno le cose. Solo una classe dirigente irresponsabile avrebbe sfasciato democrazia e istituzioni. Per Orta di Atella il voto sarebbe dovuto slittare. La data migliore? Il 2 novembre. Condoglianze.

Velvet Underground

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui