Franco Matacena

Se Totò facesse parte della maggioranza direbbe: “Questo manicomio è pieno di pazzi”. Ha riaperto la caccia alle poltrone l’intervista esclusiva rilasciata a Italia Notizie da Mariano D’Amore (clicca qui). In pochissimi, tra cui Giovanni Innocenti e qualche altro, hanno compreso il significato vero delle parole dell’assessore dimissionario. Quello del professore universitario, accademico riconosciuto a livello nazionale, è stato un chiaro e responsabile grido di dolore per le sorti di Aversa. Dalla rimodulazione delle deleghe, assegnate da Franco Matacena al termine di un lungo confronto con gli alleati, D’Amore non percepito “scelte coraggiose”. E soprattutto non ha intravisto “differenze sostanziali” rispetto a prima. Le dimissioni dall’esecutivo sono un gesto di attaccamento alla sua città: “Ho perso la speranza di poter contribuire alla risoluzione dei problemi di Aversa”. E poi il coerente passo di lato, con l’auspicio sincero che l’amministrazione comunale possa ingranare la marcia dopo 11 mesi di gestione deludente.

Ma nel manicomio politico della maggioranza c’è chi si crede Napoleone, e c’è poco da discutere, e chi finge di esserlo, come Gianpaolo Dello Vicario, che continua a mantenere Aversa Azzurra con un piede nella coalizione e l’altro fuori. Quando incontra Matacena si pone come leader di un partito di governo, con annesse richieste di seggiole, in qualche caso ingorde, mentre quando interviene sugli organi di informazione assume la postura del capo di un partito di lotta. Il Dello Vicario double face è il simbolo dello sfascio della coalizione civica. In meno di un anno il “raggruppamento di amici” si è trasformato in un campo di battaglia in cui si combatte a colpi di personalismo sfrenato e di occupazione del potere, senza alcun riguardo per il futuro della città. L’opposto di quanto auspicato da D’Amore. Anzi, la conferma della fondatezza delle critiche dell’ex assessore.

Mariano D’Amore

“Le dimissioni di D’Amore – fanno sapere a mezzo stampa quelli di Aversa Azzurra – rappresentano molto più di un cambio di nome: sono un segnale politico che non può essere ignorato. Le sue parole non sono state rituali, ma espressione di un disagio verso un modo di agire operandi che avrebbe eluso il confronto invece di promuoverlo. Dobbiamo interrogarci sul motivo legittimo che ha spinto un professionista stimato come D’Amore a compiere un passo così forte. Rinnoviamo – si legge nella nota – il nostro appello alla chiarezza, al dialogo e alla trasparenza”. Basta con le scelte calate dall’alto. È evidente che sia mancato il coraggio di affrontare un vero confronto interno sulla distribuzione delle deleghe. Quel coraggio che più volte abbiamo invocato e che ancora oggi manca. I ruoli chiave devono essere ricoperti da figure competenti e frutto di una condivisione reale nella maggioranza, altrimenti la città non si amministra: si subisce”. E infine: “Non vogliamo, e non accetteremo, altri assessori imposti dall’alto, espressione di logiche estranee al mandato ricevuto dai cittadini. È tempo di dire basta a scelte estemporanee e solitarie. È il momento della politica, delle competenze, delle donne e degli uomini che sanno fare. È il momento di fare pace con la città”.

Tania Barrella

Altro che Napoleone. Con Aversa Azzurra, ribattezza dagli alleati Nastro Azzurro, siamo ben oltre “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”. Nemmeno Stevenson è arrivato a tanto nel suo celebre romanzo. Dello Vicario e company dicono le stesse cose di D’Amore, ma a differenza del prof, che è una persona seria, non hanno fatto dimettere l’assessore Tania Barrella. Andando in senso opposto alle valutazioni dell’apprezzato accademico, Aversa Azzurra ha incassato altre deleghe, alcune “pesanti”, frutto di una serrata contrattazione con Matacena. Quelle deleghe non sono state “calate dall’alto”. Sono state chieste e ottenute dal basso dagli azzurri normanni. Il sindaco non ha adottato “scelte estemporanee e solitarie”, come si vuol far credere con un doppio gioco comprensibile anche ad un infante della politica. Ha incontrato molte volte Dello Vicario jr. E con lui ha concordato la “fase 2” dell’amministrazione. Matacena ha assunto nei confronti di Aversa Azzurra una condotta improntata su “chiarezza, dialogo e trasparenza”, accogliendo grande parte delle richieste del gruppo. È tutto dimostrabile carte alla mano, messaggi telefonici inclusi.

Schierarsi accanto a Mariano D’Amore è un’operazione di facciata ridicola e ipocrita. L’ex assessore è stato coerente e coraggioso. Non ha chiesto incarichi. Impegnandosi sempre al massimo, ha sperato fino alla fine di risolvere i problemi della città. Poi ha detto “basta, così non va”. Poi ha salutato. Con grande rammarico, certo. Ma non poteva fare altrimenti. Il prof è di un altro pianeta. Altri sono terra, terra. E, nonostante si sia ampiamente toccato il fondo, continuano a scavare.

Mario De Michele

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