“Talis pater, talis filius”. Non è il caso di Gianpiero Zinzi. Il neo deputato della Lega smentisce il celebre proverbio latino. A differenza del padre Domenico, per gli amici Mimì, già consigliere regionale, sottosegretario alla Salute e presidente della Provincia di Caserta che, dopo l’approdo alla Camera, per liberare la poltrona del parlamentino campano a Nicola Caputo, attuale assessore regionale, ci impiegò quasi un anno, il figlio Gianpiero si è dimesso in tempi record. Lo abbiamo appreso dal protocollo di Palazzo Montecitorio. Se Mimì per mollare la cadrega in consiglio regionale aspettò quasi 365 giorni, pur essendo incompatibile, Zinzi junior ha liberato il suo posto nel giro di appena 30 giorni. Nel caso di Gianpiero Zinzi “Talis pater, talis filius non est”. Oltre a battere il padre, impresa facile ad onor del vero, il deputato leghista risulta essere il primo consigliere regionale a rassegnare le dimissioni tra i parlamentari eletti alla Camera. Al suo posto entrerà nell’assemblea campana Antonella Piccerillo, prima dei non eletti alle ultime regionali. Un gesto nobile non solo sul piano personale ma soprattutto sotto il profilo politico.

Gianpiero Zinzi

Gianpiero Zinzi, a nostro dire, avrà fatto una valutazione semplice: “Ora che mi dedico a tempo pieno all’attività parlamentare è giusto che in consiglio regionale ci vada un politico, la Piccerillo, che può dare un contributo importante al gruppo consiliare del partito e può rappresentare al meglio le istanze di Terra di Lavoro”. L’opposto del padre, insomma. Il caso Zinzi senior è rimasto negli annali della Regione Campania. Era il 2005. Mimì fa il salto di categoria. Viene eletto deputato. Nicola Caputo, piazzatosi alle sue spalle scalda i motori per subentrare ben presto in consiglio regionale. Ma l’attesa diventa così lunga che l’attuale esponente della giunta De Luca è costretto a spegnere la vettura. Consumava benzina a vuoto. Domenico Zinzi costrinse Caputo a salire sulla cyclette: “Pedala, pedala tanto resti sempre allo stesso posto, cioè a casa”. Mimì attese il pronunciamento della Camera sull’incompatibilità, assunto dopo quasi un anno dalla sua elezione, prima di dimettersi da consigliere regionale. Sadismo politico allo stato puro. Risultato? Caputo perse un anno di consiliatura. Gianpiero Zinzi al contrario ha fatto subito il suo dovere e si è dimesso subito. Nemmeno il tempo di acclimatarsi a Montecitorio. “Talis pater, talis filius”. Macché. Come in tutti i proverbi c’è sempre un’altra faccia della medaglia. L’eccezione che conferma la regola. Il neo deputato leghista ha ribaltato tutto. Anche i Latini. Non ha seguito l’esempio del padre. E ha fatto benissimo. Chissà come l’ha presa Mimì?

Mario De Michele

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