Le coppie gay hanno diritto alla vita familiare e a un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge ai coniugi. Lo stabilisce la Cassazione nella sentenza n.4184 depositata oggi. “I componenti della coppia omosessuale – scrivono i giudici della Suprema Corte -, conviventi in stabile relazione di fatto, anche se secondo la legislazione italiana non possono far valere ne’ il diritto a contrarre matrimonio, ne’ il diritto alla trascrizione del matrimonio contratto all’estero, tuttavia

– a prescindere dall’intervento del legislatore in materia – quali titolari del diritto alla vita famigliare e nell’esercizio del diritto inviolabile di vivere liberamente una condizione di coppia e del diritto alla tutela giurisdizionale di specifiche situazioni, segnatamente alla tutela di altri diritti fondamentali, possono adire i giudici comuni per far valere, in presenza di specifiche situazioni, il diritto a un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata”. La Cassazione ricorda che “e’ stata radicalmente superata la concezione secondo cui la diversita’ di sesso dei nubendi e’ presupposto indispensabile, per cosi’ dire naturalistico, della stessa esistenza del matrimonio”. Il no alla trascrizione delle unioni omosessuali “non dipende piu’ dalla loro inesistenza e neppure dalla loro invalidita’, semplicemente dalla loro inidoneita’ a produrre, quali atti di matrimonio, qualsiasi effetto giuridico nell’ordinamento italiano”. Le associazioni esultano. Per Fabrizio Marrazzo, portavoce Gay Center, “Parlamento e governo sono chiamati a dare una risposta” e l’Associazione radicale Certi Diritti chiede “di ritirare la circolare Amato che vieta ai Comuni la trascrizione dei matrimoni contratti all’estero”. Per Aurelio Mancuso, presidente Equality Italia la Cassazione smentisce “tutte le stupidaggini giuridiche” di una classe politica “ignorante” mentre Paolo Patane’, presidente nazionale Arcigay definisce l’avvocato Francesco Bilotta “vero padre di una strategia giudiziaria che sta trascinando l’Italia dei politici pavidi e balbettanti piu’ vicino all’Europa delle grandi scelte e dei grandi ideali”. E tra le forze politiche la sentenza riaccende ovviamente un dibattito mai sopito. Carlo Giovanardi rivendica come “nel quadro costituzionale e legislativo vigente in Italia le coppie omosessuali ‘non possono far valere il diritto a contrarre matrimonio’, possono vivere liberamente una condizione di coppia e in presenza di specifiche situazioni hanno diritto a un ‘trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata’”. “Siamo al solito vizio dei magistrati italiani – attacca – di confondere una loro semplice opinione personale, con il ruolo che in un paese democratico spetta al popolo e ai suoi rappresentanti”. Per Eugenia Roccella (Pdl) “non e’ casuale che il giudice sia lo stesso che nel 2007 presiedeva la corte di Cassazione quando e’ stata emessa la sentenza Englaro. E’ palese – aggiunge il tentativo di forzare il dettato della legge. Il giudice non e’ riuscito a sottrarsi alla tentazione di fornire suggerimenti di tipo creativo”. Flavia Perina, deputato e responsabile del Dipartimento Integrazione e diritti civili Fli, afferma invece che “la sentenza conferma che quando la Suprema Corte definisce ‘diritto alla vita familiare’ non puo’ discriminare le coppie gay. D’altra parte, non e’ ragionevole che per ottenere un ‘trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata’ alle coppie gay tocchi ogni volta far valere in giudizio il proprio diritto. Sarebbe di gran lunga preferibile che il Parlamento provvedesse ad approvare una regolamentazione delle unioni omo-affettive”. Per Ignazio Marino, senatore Pd “il Parlamento si metta al lavoro ed elabori una proposta di legge seria, in linea con le legislazioni degli altri paesi”.

 

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