Il Papa è arrivato al carcere romano di Rebibbia, dove è stato accolto dal ministro della Giustizia Paola Severino. Un lungo applauso ha accolto Benedetto XVI al suo ingresso nella cappella del carcere romano di Rebibbia. Il papa ha salutato i detenuti lungo il percorso, molti gli hanno baciato l’anello. Una seconda ovazione si è alzata non appena il papa si è seduto. – “Dovunque c’é un affamato, uno straniero, un ammalato, un carcerato, lì c’é Cristo stesso che attende la nostra visita e il nostro aiuto”.

Lo ha detto il Papa nel discorso ai detenuti del carcere romano di Rebibbia, che lo hanno accolto con grande entusiasmo e grida di “Viva il Papa”. Benedetto XVI ha quindi ricordato la “attenzione della Chiesa per la giustizia degli Stati”, citando parte del documento da lui consegnato in Benin lo scorso 19 novembre. “Vorrei potermi mettere in ascolto della vicenda personale di ciascuno – ha detto papa Ratzinger ai detenuti di Rebibbia – ma non mi è possibile; sono venuto però a dirvi semplicemente che Dio vi ama di un amore infinito”. “E’ pertanto urgente – ha detto poi il Papa riproponendo il testo della Esortazione apostolica sull’Africa a proposito delle carceri – che siano adottati sistemi giudiziari e carcerari indipendenti, per ristabilire la giustizia e rieducare i colpevoli. Occorre inoltre bandire i casi di errori della giustizia e i trattamenti cattivi dei prigionieri, le numerose occasioni di non applicazione della legge che corrispondono ad una violazione dei diritti umani e le incarcerazioni che non sfociano se non tardivamente o mai in un processo.

La Chiesa riconosce la propria missione profetica di fronte a coloro che sono colpiti dalla criminalità e il loro bisogno di riconciliazione, di giustizia e di pace. I carcerati sono persone umane che meritano, nonostante il loro crimine, di essere trattati con rispetto e dignità. Hanno bisogno della nostra sollecitudine”. Il “sovraffollamento e il degrado possono rendere ancora più amara la detenzione” e perché i detenuti non debbano scontare “una ‘doppia pena’” il Papa chiede alle “istituzioni” di verificare “strutture, mezzi, personale” in relazione alle “esigenze della persona umana”, con anche ricorso a “pene non detentive…”.

“So che il sovraffollamento e il degrado delle carceri – ha detto il Papa davanti ai circa 300 detenuti nel carcere di Rebibbia – possono rendere ancora più amara la detenzione: mi sono giunte varie lettere di detenuti che lo sottolineano. E’ importante che le istituzioni promuovano un’attenta analisi della situazione carceraria oggi, verifichino le strutture, i mezzi, il personale, in modo che i detenuti non scontino mai una “doppia pena”; ed è importante promuovere uno sviluppo del sistema carcerario, che, pur nel rispetto della giustizia, sia sempre più adeguato alle esigenze della persona umana, con il ricorso anche alle pene non detentive o a modalità diverse di detenzione”.

 

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