Il Pd sospende Filippo Penati con una decisione del comitato di garanzia che esprime il massimo della sanzione prevista dalle regole interne al partito. Con una decisione presa all’unanimita’, ma non per questo non combattuta, la Commissione nazionale di Garanzia ha infatti deciso, dopo tre ore di dibattito, di cancellare il dirigente del partito, ex braccio destro del segretario, dall’elenco degli iscritti. ‘ una cancellazione, ovviamente, temporanea, in attesa che la magistratura faccia il suo lavoro: ”nelle more del procedimento” si legge nella delibera finale redatta dai garanti del Pd. ”La sospensione e’ una misura molto severa” chiarisce infatti al termine della Commissione il presidente dei garanti, Luigi Berlinguer, spiegando che la misura dell’espulsione non esiste nel codice etico del partito. C’e’ la cancellazione delle liste degli iscritti, che resta fino a prova contraria. E, in questo caso, e’ la stessa delibera che cita: ”Filippo Penati, ai sensi dell’articolo 10 del regolamento della Commissione, e’ sospeso dal Pd fino al completo positivo chiarimento della propria posizione giudiziaria”. ”La Commissione lavora in autonomia” si e’ limitato a commentare il segretario, Pier Luigi Bersani, nelle ore in cui i garanti erano riuniti per prendere la decisione. Ma e’ indubbio che l’esito della dibattuta riunione non sia stato esattamente quello che il segretario si sarebbe auspicato: e cioe’ che la Commissione potesse semplicemente prendere atto dell’autosospensione gia’ comunicata da parte dell’ex sindaco di Sesto ed ex presidente della Provincia di Milano, finito nelle indagini per le tangenti nell’area Falck. Una semplice presa d’atto, tuttavia, non sarebbe stata sufficiente in quanto, formalmente, non avrebbe garantito da un’eventuale decisione di Penati di ritirare la sua autosospensione. ”Ho fatto tutti i passi indietro doverosi, necessari a scindere nettamente la mia vicenda da quella del Pd, compresa l’autosospensione e questo senza attendere la decisione del partito. Questo per potermi difendere meglio ed evitare problemi e imbarazzi al Pd stesso. Ribadisco che sono estraneo ai fatti contestati e sono certo che il corso della giustizia lo dimostrera”’, ha commentato Penati, conosciuti gli esisti della Commissione. Commissione che, tuttavia, non ha mancato di sottolineare che le decisioni prese, ”statuite dall’ordinamento del Pd”, sono ”fra le piu’ rigorose presenti nel panorama politico italiano”. ”Non spetta al partito decidere se Penati sia innocente o colpevole” commenta Berlinguer ricordando che fino a sentenza ”l’attivita’ di Penati e’ fuori dal partito”. ”Noi – precisa tuttavia – non ci tiriamo indietro rispetto ai giudici, non vogliamo eludere la magistratura anche se qualcuno in questo Paese lo fa”. Allusioni respinte al mittente dalla maggioranza. Nel Pd ”c’e’ una esercitazione giustizialista ad personam per far dimenticare ben altro” commenta il pidiellino Fabrizio Cicchitto mentre il leghista Marco Rondini taglia corto: ”il Pd si conferma perfetto erede del Partito comunista italiano”. Solidarizza, invece, il leader dell’Idv. ”Io sono messo come Bersani. Le colpe ricadono sempre sui segretari”, ironizza Antonio Di Pietro facendo notare che tutti possono sbagliare: ”anche Gesu’ su 12 apostoli ne ha sbagliato uno”.

 

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